“L’allevamento, come l’agricoltura, dipende direttamente dai principali servizi ecosistemici. In definitiva, l’esistenza del settore e la sua produttività sono legati ai cicli naturali di carbonio, azoto, fosforo, acqua e ossigeno. Tutti sono già alterati. Gli effetti li vediamo nella diminuzione dei rendimenti, della salute e della produttività del bestiame. L’Italia è particolarmente vulnerabile. Come se ne esce? Serve agire subito, con misure di accompagnamento e adattamento che aiutino gli operatori del settore a fronteggiare la crisi, ma anche con una strategia di medio periodo che agisca sulle cause. Si deve fare sistema. Tutti gli attori
economici, sociali e di governo devono lavorare insieme, per mettere a terra un mix di interventi e pratiche tradizionali e innovative, soluzioni tecnologiche e naturali per produrre in modo migliore, decarbonizzare il settore, aumentandone l’autonomia energetica e la resilienza, accorciare le filiere e favorire produzione e consumo di prossimità. Riorientare la produzione verso la qualità, limitando la dipendenza da fattori importati (mangimi, energia etc.) significa anche maggiore autonomia. Propongo una strategia fondata su rivalorizzazione del settore, accesso e salute dei suoli, autonomia, diversità e sostenibilità. Lo ha detto Arvea Marieni, membro del Team Europe Direct della Commissione europea ed ambasciatrice del Patto europeo per il clima in occasione del convegno promosso da Federcarni su Carne o carne coltivata nei nostri piatti? Dialogo tra scienza, Europa e politica svoltosi nei giorni scorsi a Milano Malpensa Fiere.