Le nuove tecnologie digitali come la robotica, la sensoristica, l’uso di immagini da satelliti, l’intelligenza artificiale e l’innovazione genetica saranno in grado di ridurre l’impatto ambientale dell’agricoltura rendendola più sostenibile? Alla domanda si è cercato di rispondere nell’ambito del secondo appuntamento della Fondazione Edmund Mach al Festival dell’economia di Trento, dedicato all’agricoltura digitale che si è tenuto con grande partecipazione di pubblico presso la Fondazione Caritro. L’evento ha visto intervenire il presidente della XII Commissione agricoltura della Camera dei deputati, il professor Mario Pezzotti, dirigente Centro ricerca e innovazione Fondazione Edmund Mach, Giorgio Dell’Orefice, giornalista Il Sole 24 Ore. L’agricoltura affronta la doppia sfida di garantire la sicurezza alimentare, e al tempo stesso conservare la biodiversità, limitare l’impatto antropico sul paesaggio, sugli ecosistemi, sul suolo, non inquinare e non sfruttare le risorse. Il professor Pezzotti ha introdotto i relatori spiegando che la Fondazione ha voluto fortemente questo evento dedicato all’agritech proprio per le competenze maturate in questo settore, ma ha anche evidenziato che la ricerca deve risolvere i problemi concreti degli agricoltori: per questo occorre investire fortemente nella conoscenza, integrando attività di ricerca e trasferimento tecnologico, una sinergia che è il punto di forza della Fondazione.

Il progetto

Il professor Pezzotti ha illustrato l’intervento del professor Matteo Lorito, rettore dell’Università Federico II di Napoli, impossibilitato a partecipare all’evento. Al centro della presentazione il progetto Agritech che, finanziato dal ministero dell’università e della ricerca, realizza sotto la guida dell’ateneo Federiciano uno dei 5 Centri nazionali approvati nell’ambito del Pnrr, ed in particolare quello dedicato all’implementazione in agricoltura delle tecnologie abilitanti connesse allo sviluppo del digitale e dell’agricoltura 4.0. Infatti, sia quello della produzione primaria sia quello della trasformazione dei prodotti alimentari sono settori in grado di accogliere con notevole efficacia e rapidità le innovazioni prodotte dai tantissimi centri di ricerca pubblici e privati attivi sul territorio nazionale. In questo Centro anche la Fondazione sarà coinvolta grazie alle competenze e alle professionalità presenti nel campus di San Michele.

Nuovi modelli

Il presidente della XII Commissione agricoltura della Camera ha spiegato che gli ultimi avvenimenti, pandemia e guerra, hanno messo il mondo a dura prova e hanno costretto a rivedere modelli che pensavamo immutabili. “Il tema del cibo e della produttività – ha detto – sono tornati al centro dell’agenda politica e la sicurezza alimentare, cosi come il cambiamento climatico sono diventata una sfida. Su questo occorre investire e innovare e la politica deve dare strumenti per superare le difficoltà ed essere più resilienti agli imprevisti del futuro”. Grazie agli interventi finanziati dal Recovery Plan, l’Italia ha la possibilità di dotarsi di uno strumento indispensabile per far crescere la sua competitività nel settore dell’agri-food e per avviare un deciso indirizzo verso un reale aumento di sostenibilità in un settore fondamentale per la ricchezza e lo sviluppo del Paese. Un tema, quello dell’agritech, al centro dell’attività di ricerca e trasferimento tecnologico alla Fondazione. Con la riorganizzazione del Centro ricerca è stata creata una unità dedicata all’agricoltura digitale che intende promuovere una visione strategica della digitalizzazione come tecnologia abilitante per il settore agricolo. Attraverso lo sviluppo di sistemi di agricoltura di precisione automatizzata si propone di concepire un approccio sistematico alla digitalizzazione del settore agricolo, progettare un’infrastruttura tecnologica di riferimento, sviluppare un ecosistema agritech che riunisca i principali utenti finali e i fornitori di tecnologia.