Passo in avanti verso la radioterapia del futuro, basata su fasci di protoni. Finora era difficile trasferirla nella pratica perchè per generare i protoni erano necessari macchine complesse come gli acceleratori di particelle, ma la ricerca coordinata dalla Germania, con il Politecnico di Dresda, e cui risultati sono stati pubblicati su Nature Physics, dimostra che è possibile produrre protoni con una tecnologia più accessibile, come quella dela laser. Fasci di protoni ottenuti in questo modo sono stati sperimentati con successo sugli animali. Bombardare le masse tumorali usando fasci di protoni, o in generale particelle pesanti, è considerata una delle terapie più efficaci del suo genere, più dell’analogo trattamento fatto con i raggi X. I protoni sono infatti più distruttivi e precisi dei raggi X nel colpire le cellule tumorali, ma la loro produzione è enormemente più complessa in quanto servono acceleratori di particelle molto voluminosi e complessi, tanto che sono pochissimi i centri specializzati in questi trattamenti. In Italia, ad esempio, ne esistono a Pavia, Trento e Catania.

15 anni di ricerca

Dopo oltre 15 anni di ricerca, il gruppo tedesco è riuscito a produrre fasci di protoni ad alta energia attraverso impulsi laser indirizzati su sottili piastre metalliche e per la prima volta ha avuto successo nell’indirizzarli e nel mantenerli in vita il tempo sufficiente per colpire delle masse tumorali in 92 topi. La nuova tecnica potrebbe innovare profondamente la radioterapia, permettendo trattamenti molto precisi e con pochissimi danni ai tessuti sani, più rapidi rispetto ai trattamenti convenzionali e con costi e difficoltà di gestione enormemente piu’ bassi. Un successo che “necessitera’ di ulteriori studi in vivo”, hanno osservato Leonida Gizzi e Maria Grazia Andreassi dell’Istituto nazionale di ottica del Consiglio nazionale delle ricerche, in un commento pubblicato nello stesso numero della rivista. I nuovi test, hanno rilevato le ricercatrici, dovranno “chiarire i meccanismi di remissione del tumore indotto dalle diverse dosi e velocità di radiazioni rispetto alle sorgenti di radiazioni convenzionali”.