Regione Campania modello e capofila nella lotta all’Epatite C. Un ruolo acquisito da tempo, visto che già con il Decreto n.65 del 13/12/2017, questa regione è stata la prima a definire formalmente un Piano di eradicazione dell’HCV, sfruttando al meglio le risorse economiche messe a disposizione dal fondo per i farmaci innovativi. Adesso, dopo il rallentamento a screening e trattamenti provocato dalla pandemia, mentre tutto il Paese si sta impegnando per riprendere il processo di eradicazione del virus dell’Epatite C, la Campania è pronta ad avviare nuovi progetti in vista dell’obiettivo di eliminazione del virus dal nostro Paese entro il 2030 come proposto dall’OMS: un traguardo raggiungibile grazie ai nuovi farmaci DAA efficaci in poche settimane, gratuiti e senza effetti collaterali. A sostenere la sfida, anche l’approvazione dei fondi per gli screening da parte del Ministero della Salute con l’emendamento al Decreto Milleproroghe dello scorso febbraio.
L’Epatite C in Campania
L’infezione da HCV rappresenta un serio problema su tutto il territorio campano. Sebbene la Regione detenga il primato di presa in carico di pazienti HCV rispetto ai residenti, si stima da dati del 2019 provenienti dall’Osservatorio Nazionale Buone Pratiche sulla sicurezza in Sanità, che sia presente in Campania il maggior numero di soggetti positivi ai marcatori delle malattie infettive trasmissibili attraverso trasfusione – tra cui l’epatite C – tra i donatori di sangue alla prima esperienza (periodo di riferimento: triennio 2014-2017). Questi dati contrapposti da una parte rendono chiara la presenza di strumenti efficaci e di risorse per la presa in carico dei pazienti, dall’altra sottolineano una forte necessità di definire politiche e pianificare strategie volte all’identificazione e al tracciamento in modo uniforme su tutto il territorio campano dei pazienti inconsapevolmente infetti, e quindi del sommerso, di cui ad oggi non è possibile fare una stima precisa. In questo quadro si è collocata la Tavola Rotonda online “Strategia di eliminazione dell’HCV: la risposta della Regione Campania” organizzata da ISHEO con in contributo incondizionato di Gilead Sciences. Moderati dal giornalista Daniel Della Seta, sono intervenuti Davide Integlia – Direttore di ISHEO; Stefano Vella – Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma; Carmine Coppola – Direttore UOC Medicina Interna ed AFO- Epatologia ed Ecointerventistica; Ivan Gardini – Presidente EpaC Onlus; Loreta Kondili – Centro Nazionale per la Salute Globale, Istituto Superiore di Sanità; Luigi Elio Adinolfi – Professore Ordinario di Medicina Interna dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”; Marcello Persico – Professore Ordinario di Medicina Interna dell’Università di Salerno; Massimo Galli – Past President SIMIT; Ugo Trama – Responsabile della U.O.D. 06 “Politica del Farmaco e Dispositivi” presso la Direzione Generale per la tutela della Salute e il Coordinamento del Sistema Sanitario Regionale.
Successi e prospettive
“La Regione Campania sin da quando sono stati introdotti i farmaci innovativi è stata tra quelle più reattive al bisogno di salute dei pazienti, strutturandosi secondo processi risultati vincenti – ha evidenziato Ugo Trama –. Sono stati centralizzati i processi di acquisto, uniformata l’identificazione dei centri prescrittori, sono stati emanati dei PDTA molto dinamici e adeguati alle esigenze contingenti. Questo ha fatto sì che la Campania insieme alla Lombardia diventasse una delle regioni con il maggior numero di pazienti trattati. Sono stati inoltre sviluppati protocolli operativi, istituiti con i MMG i criteri di identificazione dei pazienti a rischio, che sono stati iscritti in un’anagrafe regionale ed è stato potenziato l’uso dei test salivari. Un altro progetto fortemente voluto è rappresentato dalla somministrazione dei farmaci all’interno delle strutture carcerarie, dove risiede una delle popolazioni speciali a cui ci rivolgiamo. Queste le azioni portate avanti, rallentate durante la pandemia, ma rimaste come punti di riferimento anche in vista dell’impiego dei fondi statali grazie ai quali la Campania risponderà forte delle esperienze maturate”.
Individuare il sommerso
“Il virus dell’epatite C, oltre a causare epatite cronica, cirrosi ed epatocarcinoma, è responsabile di patologie extraepatiche come crioglobulinemia, diabete, arteriosclerosi, infarto, scompenso cardiaco, ictus ischemico, patologie renale e neuro-pschiatriche – ha sottolineato il professor Luigi Elio Adinolfi –. L’eliminazione dell’infezione permetterebbe dunque di avere dei miglioramenti sulla malattia del fegato, ma anche sulle comorbidità e sull’incidenza di nuove malattie extraepatiche. Pertanto, intervenire per tempo nella cura dell’Epatite C è di fondamentale importanza. La Regione Campania è ad elevata endemia per l’infezione da HCV, sebbene il numero preciso di persone infette non sia conosciuto: finora sono stati trattati circa 30mila soggetti, ottenendo una guarigione in oltre il 99% dei casi. L’eliminazione dell’infezione, però, è lontana, considerando che stime danno dei numeri ancora alti di casi da trattare, probabilmente tra i 40mila e i 60mila, spesso soggetti inconsapevoli di essere affetti. Tra questi si stima che il 20% sia in popolazioni considerate ad alto rischio, come tossicodipendenti, carcerati e immigrati; l’80% sono collocati nella popolazione generale, quindi a carico del Medico di Medicina Generale. Per questo è necessario porre in essere nuove strategie per far emergere il sommerso riprendendo i piani regionali già avviati per favorire gli screening nonostante il Covid e per adottare per un efficace linkage-to-care”.
“Dobbiamo essere orgogliosi di come si è comportata la Campania – ha evidenziato il professor Marcello Persico –. I nostri numeri non sono secondi a nessuno e le percentuali di successo sono quasi tutte intorno al 100%. Ora ci dobbiamo impegnare nell’allocazione dei fondi per gli screening per riprendere un ritmo efficiente in vista dell’obiettivo dell’eliminazione del virus entro il 2030. Ci sarà una cabina regionale dettata anche da ACE – Alleanza Contro le Epatiti, composta dalle società scientifiche AISF e SIMIT e dall’Associazione dei paziente EpaC onlus, che permetterà di individuare le strategie più idonee, come anche i test abbinati per HCV e Sars-CoV-2, già organizzati in alcune città italiane e con alcune località campane che hanno fatto proprio da apripista. Inoltre bisogna realizzare una rete con gli altri enti maggiormente coinvolti: a Salerno abbiamo già impostato un network con carceri e SerD, che ha funzionato molto bene per recuperare queste popolazioni speciali. Bisogna poi usare l’expertise dei MMG sul territorio per screenare la popolazione generale. I fondi ci sono, quindi bisogna trovare i metodi migliori e più efficienti a livello qualità-prezzo”.