Le altre malattie non aspettano né stanno a guardare, anzi progrediscono e il mancato trattamento si ripercuoterà su ampie fette di pazienti e sul nostro SSN. Non solo complicanze di patologie cardiovascolari, onco-ematologiche, oncologiche, diabete, ma anche la condizioni di migliaia di soggetti spesso giovani, colpiti dalle MICI – Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali, pazienti fragili che rischiano ancora di più in tempo di pandemia. E non è sempre facile orientarsi nell’identificazione della malattia e dei centri di riferimento IBD. La Società IG-IBD fornisce le indicazioni necessarie e si mette al servizio della ricerca che propone nuove opzioni interessanti.

Ritardi diagnostici

In questo 2020, il Covid-19 ha spinto ai margini tutto ciò che non fosse legato all’infezione stessa, lasciando da parte tanti malati cronici, tra cui anche quelli affetti da MICI – Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (Malattia di Crohn e Colite ulcerosa), i quali hanno riscontrato problemi di assistenza e di disponibilità di posti come i pazienti oncologici, quelli cardiologici e tanti altri. Questo ha accentuato problemi già esistenti come il ritardo diagnostico di queste patologie, già subdole per natura, tanto che ad oggi ancora non si hanno stime precise di quanti siano i pazienti in Italia, ma solo l’ipotesi che ammontino a una cifra compresa tra 200 e 250 mila.

Il dottor Marco Daperno, Segretario Generale IG-IBD, AO Ordine Mauriziano di Torino.

“Ancora oggi, anche in caso di sintomi evidenti come una diarrea sanguinante, che dovrebbe portare automaticamente all’esecuzione di una colonscopia o a una visita di uno specialista gastroenterologo per il sospetto di una colite ulcerosa, il ritardo diagnostico va da 3-6 mesi a 12-18 mesi. Ancora più notevoli i ritardi nella malattia di Crohn. La conseguenza di questo fenomeno può essere grave, poiché potrebbe impedire di mettere in atto tempestivamente un trattamento opportuno che permetterebbe di evitare degenerazioni, complicanze e interventi chirurgici – sottolinea il dottor Marco Daperno, Segretario Generale IG-IBD, AO Ordine Mauriziano di Torino -. I pazienti affetti da MICI infatti sono soggetti fragili e con gravi rischi di conseguenze negative. Si tratta di patologie tipiche dell’età giovanile: il picco di esordio è generalmente compreso nella fascia tra i 15 e i 30 anni, con un 20% di casi addirittura già in età pediatrica”.