La Società italiana di medicina generale e delle cure primarie lancia un appello alle istituzioni: la società è in rapido mutamento dal punto di vista sociale e demografico, il progresso scientifico e la tecnologia procedono spediti e la medicina del territorio deve essere rafforzata e aggiornata partendo dai suoi attori principali, i medici di famiglia. Formazione, tecnologia, presa in carico del paziente cronico, condivisione degli strumenti sono state alcune delle principali istanze promosse al ministero della Salute in occasione dell’incontro Simg: l’evoluzione della medicina generale tra tecnologia, risorse, medicina di iniziativa, lavoro in team e ricerca, organizzato con il contributo non condizionante di Menarini Group, a cui hanno partecipato diversi clinici della Società e rappresentanti istituzionali. Il Sistema sanitario nazionale è impegnato in profondi cambiamenti che coinvolgono inevitabilmente anche la medicina generale, a partire dalla riorganizzazione dell’assistenza territoriale, come disciplinato anche dal Pnrr e dal Dm 77. La diffusione di strategie condivise di prevenzione, presa in carico della cronicità, congiuntamente ai nuovi modelli formativi della professione sono stati i punti al centro del dibattito, a cui si sono aggiunti l’uso delle tecnologie e la domiciliarità delle cure.

I limiti attuali

“Oggi la medicina generale presenta diverse lacune da colmare – ha evidenziato Alessandro Rossi, presidente Simg –. Tra queste, vi sono la necessità di personale amministrativo e infermieristico, una strumentazione diagnostica di primo livello, l’informatizzazione sistema sanitario, la definizione di un target delle cure primarie, un nuovo sistema di formazione. Il tutto per rendere più attrattiva e competitiva la professione. Il rilievo della medicina generale è stato posto in luce da un recente studio americano che, sebbene in un contesto diverso, ha messo in luce l’impatto che questa possa avere sulla vita della popolazione: ogni 10 medici di medicina generale in più per 100mila abitanti sono associati 51 giorni di vita in più dei pazienti, contro i 19 giorni abbinati ai medici specialisti. Eppure, in Italia, i medici di famiglia dal 1950 a oggi sono diminuiti e la prospettiva da qui al 2050 è di un ulteriore depauperamento. Per questo è fondamentale che le istanze promosse in questa sede vengano accolte dalle istituzioni”.

Piena disponibilità è stata espressa da parte di Maria Rosaria Campitiello, capo della segreteria tecnica del ministro della Salute, la quale ha rilanciato un pieno coinvolgimento della Simg nelle attività di programmazione, proponendo un documento che raccogliesse i bisogni dei medici di famiglia. Ha posto il giusto rilievo anche sul ruolo della tecnologia e della telemedicina, strumenti ormai parte dell’attività quotidiana dei clinici, ma che non devono snaturare il ruolo del medico di medicina generale, che deve continuare a dare risposte ai cittadini.

I punti della Simg

Il convegno si è sviluppato attraverso tre sessioni, che hanno ripreso gli elementi alla base della proposta innovativa di Simg: la programmazione sanitaria, la presa in carico della cronicità, la formazione. “L’incontro di Simg con il ministero della Salute ha rappresentato un confronto unico e di alto livello – sottolinea Alessandro Rossi –. La nostra proposta innovativa consta di tre elementi di base: anzitutto, una programmazione della sanità pubblica che si appoggi sugli strumenti già varati dalla medicina generale, come database e cartelle cliniche. In secondo luogo, per un’efficiente presa in carico della cronicità le cure primarie devono svolgere la funzione di contenitori, di strutture di riferimento, sviluppando anche una funzione manageriale. Il terzo elemento risiede nella formazione. È necessario definire un core curriculum della medicina generale che preveda un iter formativo pre e post laurea ed una Specializzazione alla pari di altre discipline.  Un altro elemento fondamentale è rappresentato dalla domiciliarità (obiettivo contenuto anche nel Pnrr): a tale proposito, stiamo lavorando per la proposizione di un modello innovativo (da condividere con le associazioni sindacali), che si caratterizza per la stratificazione evoluta dei pazienti che vanno inseriti nei percorsi di assistenza a domicilio secondo un sistema di score e valutazione multidimensionale e con il supporto della telemedicina”.