Si è svolto a Roma, presso la Sala Aniene della Regione Lazio, il convegno La Rete oncologica del Lazio e il ruolo delle professioni, coordinato dal professor Aldo Morrone, direttore scientifico dell’IISMAS e già direttore scientifico del San Gallicano IFO, e organizzato da DreamCom. In apertura, i saluti del presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca: “L’importanza della Rete oncologica e di realizzare un sistema integrato tra professionisti, strutture sanitarie e organizzazioni, sta nel garantire al paziente un coordinamento senza soluzione di continuità nelle fasi di diagnosi, trattamento e follow-up. Soltanto attraverso una Rete ben sviluppata e una comunicazione virtuosa tra tutti gli ‘attori’ del sistema, saremo in grado di affrontare con successo le sfide complesse della malattia oncologica, garantendo ai pazienti il più alto standard di cura possibile”.

Sinergia fondamentale

“Credo che più la Rete sia reale più abbia capacità di lavorare in sinergia mettendo davvero tutti gli istituti su tutto il territorio regionale, per far terminare il fenomeno della mobilità all’interno delle nostre regioni quando non strettamente necessario. Attraverso una Rete efficiente – ha continuato il presidente Rocca – possiamo fermare questa iniquità enorme che viene da lontano, non solo dagli ultimi 10 anni, che porta purtroppo tanti cittadini a dover venire a Roma per trovare un punto di riferimento, o ad andare fuori regione. Il problema non è che manchino le eccellenze all’interno della nostra regione. Il problema è l’organizzazione del nostro lavoro, il saper fare squadra e saper lavorare tutti insieme con un obiettivo comune, e con la consapevolezza che il cancro è una patologia che, quando colpisce le fasce più deboli e fragili della popolazione, aumenta il rischio di mortalità”.

Gli approcci

“L’approccio da adottare per le scelte in sanità è di medio-lungo periodo e deve considerare i costi come investimenti, per sviluppare salute e dignità delle persone – ha affermato dal canto suo il professor Morrone -. Lo screening per la diagnosi precoce dei principali tumori diventa così un investimento perché, riduce la mortalità e disabilità, e porta un impatto positivo in termini di costi nel sistema sanitario, sociale e previdenziale. “Occorre rivolgere una particolare attenzione soprattutto ai cittadini più fragili, superando disuguaglianze socioeconomiche che hanno un impatto molto grave sul rischio di ammalarsi e morire di tumore. Le persone con un livello socioeconomico più basso, infatti, presentano una probabilità maggiore di non sopravvivere ad una patologia oncologica che oggi invece abbiamo reso più curabile, spesso completamente guaribile, rispetto al passato”.

Approcci multidisciplinari

“È necessario supportare costantemente i team multidisciplinari, transculturali e il care management, affinché tutti i cittadini possano essere coinvolti nei progetti di screening precoci e nell’accesso alle cure oncologiche – ha proseguito Morrone -. Introdurre figure professionali come lo psicologo, il fisico, il farmacista, che svolge un ruolo fondamentale in termini di disponibilità dei farmaci, indicazione, programmazione, appropriatezza e risparmio economico. La realizzazione di una piattaforma Big Data può consentire l’attività di medicina di precisione. Soprattutto i cittadini debbono saper di poter contare su un rafforzamento delle prenotazioni online degli screening e delle prestazioni specialistiche, perché nessuna persona – ha concluso – sia lasciata indietro”.