Sempre nel solco della richiesta di trattamento più ‘naturali’ si inseriscono anche i cosiddetti ‘nose jobs’ non chirurgici. Non che la rinoplastica chirurgica sia andata in soffitta (tutt’altro!), ma le alternative al bisturi godono di sempre maggior gradimento e assicurano in molti casi un risultato estetico piacevolissimo, a costi decisamente più contenuti e senza downtime. E sono in molti a rivolgersi al medico estetico anche per migliorare i risultati di una rinoplastica, effettuata magari molti anni prima. Non sorprende dunque che la rinoplastica non chirurgica stia diventando una delle terapie più richieste al medico estetico. Questa procedura utilizza i filler a base di acido ialuronico per migliorare forma e contorno del naso, per aggiungere volume se necessario, ‘spianare’ una gobbetta di troppo, sollevare la punta del naso. Le quantità di filler utilizzate devono essere molto piccole per evitare di fenomeni compressivi sui vasi di cui è ricca questa parte. Il trattamento è rapido e i risultati durano circa un anno. Per risollevare la punta del naso in modo più incisivo si può ricorrere alla rinoplastica non chirurgica con fili da biostimolazione e trazione, come quelli realizzati con il nuovo PLACL (acido poli-L-lattico). “Ricordiamoci però che il rinofiller non è una terapia di rimodellamento, ma un sistema di camouflage – sottolinea il presidente della Sime Emanuele Bartoletti –. Con il rinofiller si possono nascondere i difetti, non correggerli, ma se ben eseguita e con le buone indicazioni, è possibile ottenere dei risultati validissimi. I limiti? Non può essere ridotto un naso troppo grande e, se la terapia non viene eseguita da un medico non sufficientemente preparato, si rischia di avere delle complicanze importanti. In questo caso in particolare la preparazione del medico è fondamentale”.