Quando si entra nelle due sale attrezzate del Polo Ferrari 1 a Povo di Trento, si resta affascinati dagli effetti speciali. Maxischermi, sensori, simulatori, videocamere, mixer e tanti dispositivi di varie dimensioni. In realtà, il Laboratorio di ambienti aumentati e sistemi innovativi di intelligenza artificiale e robotica per la medicina e la salute è quanto di più concreto si possa cercare. Uno spazio di sperimentazione per abbattere le barriere tra mondo della ricerca e strutture sanitarie e fare in modo che si utilizzino le soluzioni tecnologiche già disponibili per migliorare la diagnosi e la cura delle persone. Come effettuare ecografie con bracci robotici o simulare un intervento endovascolare all’aorta. Paolo Giorgini, direttore del Dipartimento di ingegneria e scienza dell’informazione e coordinatore, assieme a Giuseppe Riccardi, del Laboratory for augmented health environments, spiega: “La tecnologia è avanzata e le persone si aspettano che venga usata anche nel campo della salute. Penso ad esempio al problema annoso delle liste di attesa. Esistono già software per l’elaborazione dei dati delle Tac che potrebbero ridurre di molto i tempi per esami e visite. Così come un aiuto aumentato in sala operatoria può migliorare la procedura chirurgica con effetti positivi per team e pazienti”.

Ambiente ibrido

“Il nostro è un ambiente ibrido di futuro prossimo nella interazione persona/macchina. Alcune tecnologie sono già portabili negli ospedali e negli ambulatori, altri sono progetti e prototipi sempre più realistici che vogliamo sviluppare – osserva il co-coordinatore Giuseppe Riccardi -. La nostra è una delle prime realtà di questo tipo al mondo perché non siamo centrati su una singola tecnologia, ma lavoriamo all’interfaccia tra spazi e interazioni fisiche e virtuali, vogliamo creare un continuum tra ricerca e clinica, vogliamo portare l’innovazione nella medicina”. Sulla strada del trasferimento tecnologico ci sono, però, vari ostacoli. A cominciare dalla discrepanza tra formazione medica e sviluppo scientifico. Giorgini e Riccardi si soffermano sul limite di proporre alla generazione nativa digitale che si prepara alla professione medica una didattica universitaria tradizionale. Il nuovo laboratorio di formazione, ricerca e coaching di UniTrento e Apss cerca di intervenire anche su questo fronte. Intende essere un luogo dove personale medico e sanitario in formazione possa fare attività assieme a quello ingegneristico, dove chi studia medicina e chi ha già esperienza medica possano approfondire tutti i dettagli della pratica chirurgica grazie alla sala operatoria aumentata con manichino automatizzato, dove chi fa ricerca nell’ambito dell’ingegneria e della scienza dell’informazione possa collaborare con professionisti/e della salute per ideare soluzioni mirate.