Più di un milione di studenti italiani sono affetti da dipendenza da cibo. Il dato emerge da uno recentissimo studio di prevalenza delle dipendenze comportamentali in un campione rappresentativo della popolazione scolastica italiana (11-17 anni), cosiddetta generazione Z, condotto dall’Iss in collaborazione anche con Novella Fronda, la fondazione milanese padovana che da anni si occupa di prevenzione delle dipendenze. Dall’indagine emerge in particolare che il 28.8% degli oltre 3.000 ragazzi del campione riferisce sintomi riconducibili ad una dipendenza da cibo. Il focus della Fondazione Novella Fronda riguarda in particolare la connessione tra la dipendenza da cibo e il sonno, tema caro alla Fondazione.

I dati

In particolare infatti i ragazzi nella fascia d’età 11-13 anni che riferiscono di avere una dipendenza da cibo riportano di dormire meno di 6 h per notte quasi il doppio delle volte rispetto a chi non ha dipendenza da cibo (34,36% vs 17, 3%). Inoltre, in questa fascia d’età i ragazzi con dipendenza da cibo che riportano tempi di addormentamento superiori ai 45 minuti sono più del doppio rispetto a coloro che non hanno riferito suddetta dipendenza (23.3% vs 11%). Andando ai più grandicelli, nella fascia d’età 14-17 anni, la proporzione di ragazzi che riferiscono una scarsa qualità del sonno tra coloro che manifestano una dipendenza da cibo aumenta del 68% (77,17%) rispetto alla medesima proporzione in coloro che non hanno la dipendenza (45,9%). Il dato è drammatico se si pensa che ad oggi purtroppo  non esistono terapie considerate efficaci nel trattamento di questi disturbi, che, anche in termini economici, hanno un’enorme ricaduta economica sul versante del sistema sanitario nazionale e su quello familiare. Ad affermarlo anche un luminare della materia, lo psichiatra e neuroscienziato, Karl Deisserroth nel suo recente libro Proiezioni. Una storia delle emozioni umane.

La prevenzione

Ecco perché “diventa necessario puntare sulla prevenzione e in quest’ambito, cosa che con la fondazione Novella fronda stiamo facendo da  molti anni”, queste le parole dello psichiatra e presidente della Fondazione Luigi Gallimberti, autore del recente libro” Guarire il paziente, curare la persona”. “Dai dati emersi dallo studio dell’Iss al quale abbiamo lavorato – continua Gallimberti –  viene confermato il nostro assunto ossia che nella deprivazione di sonno vi sia una concausa per l’insorgenza delle dipendenze in età adolescenziale, a cominciare dalla dipendenza da cibo. Ci sono già studi longitudinali che mettono in relazione problemi di sonno in età infantile con l’insorgenza di fenomeni di dipendenza (ad esempio da internet) che a loro volta si associano a disturbi del ritmo circadiano in età adolescenziale come quelli sopra riferiti”. Novella Fronda, ormai da anni, ha iniziato una campagna promozionale per contrastare la deprivazione di sonno e le dipendenze correlate a tale deprivazione, tra cui quella cibo, vera emergenza della nostra società a cui dovremmo prestate attenzione. Non dimentichiamo che il sonno è un’esigenza primaria come il mangiare e il bere”.

I medici veneti

Esigenza e prevenzione che anche i medici veneti sentono con forza. A parlare è il presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Rovigo e presidente della Federazione regionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri del Veneto Francesco Noce. “Il dato ottenuto dal progetto generazione Z che segnala un 30 per cento di giovani 11-17 affetti da food addiction di diversa gravità è un dato che non può non preoccupare gli adulti responsabili e, soprattutto stimolarli a trovare soluzioni. Nuove strategie efficaci per cercare di contrastare  il fenomeno sono troppo complesse per essere affidate al singolo  genitore o al singolo adulto di riferimento dei giovani. Noi, Come ordine dei medici condividiamo  le iniziative di Fondazione Novella Fronda che negli anni ha dimostrato di avere la competenza e la professionalità per raccogliere attorno a se gli adulti responsabili e in uno sforzo comune fare ogni sforzo per aiutare i giovani  più fragili. E i medici del Veneto in questo difficile percorso si impegnano a garantire il loro contributo”.