Una festa, per la facoltà, per chi ci ha studiato e insegnato, per l’ateneo, per la sociologia, dato che tutto ha avuto inizio qui, a Trento. Questo lo spirito che oggi ha animato le celebrazioni organizzate dal dipartimento sociologia e ricerca sociale nello storico Palazzo di via Verdi 26, per festeggiare la ricorrenza dei 60 anni dalla prima lezione tenuta nell’allora Istituto universitario superiore di scienze sociali. Da allora si sono laureati 12.821 studenti e studentesse e a oggi il dipartimento conta ben 1.558 iscritti.

Pionieri

Il primo a prendere la parola dopo l’ingresso del corteo accademico è stato il rettore Flavio Deflorian: “Pochi minuti fa, salendo le scale del palazzo che ospita sociologia, ho provato a immaginare questi spazi nell’autunno del 1962, quando l’Istituto superiore di scienze sociali aprì le porte ai primi 226 studenti e studentesse. Ho pensato a quel gruppetto di pionieri provenienti da diverse regioni italiane, desiderosi di studiare una scienza nuova e ambiziosa. Con l’avvio delle lezioni, nacque a Trento la prima facoltà italiana di sociologia, nucleo originario della nostra futura Università. Oggi, sessant’anni dopo, celebriamo quell’evento fondativo con l’orgoglio di chi, voltandosi indietro, vede dall’alto la strada percorsa. In pochi decenni il nostro ateneo è riuscito ad affiancare realtà accademiche ben più consolidate e definite, affermandosi come un’istituzione autorevole e dinamica a livello internazionale. Da quel novembre 1962 anche l’Istituto universitario superiore di scienze sociali è cambiato: è cresciuto, è diventato prima facoltà e poi dipartimento, ha affrontato e vinto nuove sfide, restando sempre un punto di riferimento nel panorama degli studi sociali”.

Esperienza irrepetibile

“Per questa occasione, vorrei recuperare, da quell’irripetibile esperienza del 1962, alcune preziose lezioni per l’Università di oggi e di domani, che sintetizzo in tre parole: visione, innovazione, conoscenza. La capacità di visione di Bruno Kessler ha saputo delineare progetti di ampio respiro, decisivi per lo sviluppo sociale ed economico di Trento e della sua provincia. L’auspicio è che il nostro ateneo possa guardare al futuro con la visione strategica la capacità di progettare del suo fondatore, contribuendo così in modo fattivo alla crescita del territorio e della comunità. Per quanto riguarda la seconda parola – innovazione – penso a come sociologia nel 1962 la sociologia sia stata una disciplina nuova nel panorama universitario italiano: una scommessa rischiosa che in molti considerarono rischiosa e azzardata. Mi auguro quindi che non manchino mai, all’interno del nostro ateneo, la spinta all’innovazione e l’apertura alle novità, ingredienti fondamentali per il successo di un’istituzione universitaria”.

Conoscenza

“Infine la conoscenza. Anche oggi, come 60 anni fa, la sociologia studia la società nel suo complesso, aiutandoci a comprendere il tempo in cui viviamo. Nuovi e dirompenti cambiamenti reclamano un adeguato approfondimento da parte degli studi sociali. Penso alle implicazioni del costante invecchiamento della società, alla crisi della democrazia, dei partiti e delle istituzioni, all’importanza degli studi di genere, all’impatto delle tecnologie sull’occupazione e sulle prospettive di lavoro. Le scienze sociali computazionali, inoltre, aprono nuove e inedite prospettive di ricerca per la comprensione dei fenomeni complessi e del loro impatto sulla società. Questo patrimonio di conoscenza è indispensabile per governare i cambiamenti e compiere scelte incisive, capaci di aggiustare squilibri e rispondere alle sfide della contemporaneità”.