Un importante riconoscimento è stato attribuito dall’Unione nazionale cacciatori delle zone alpine alla dottoressa Lara Marinangeli per la sua tesi di laurea focalizzata sui cambiamenti nella variabilità genetica della popolazione di orso bruno (Ursus arctos) in Trentino nei due decenni successivi alla sua reintroduzione. Un riconoscimento che premia l’attività di ricerca del Centro ricerca e innovazione della Fondazione Edmund Mach svolta in collaborazione con il Servizio foreste e fauna della Provincia autonoma di Trento e Ispra.

Etologia e gestione della fauna selvatica alpina

L’Unione nazionale cacciatori delle zone alpine tutti gli anni, dal 2007, indice un bando di concorso annuale per premiare la miglior tesi di laurea nei campi della biologia, etologia e gestione della fauna selvatica alpina e nell’ambito dei temi riguardanti la storia e l’evoluzione dell’attività̀ venatoria, con riferimento specifico all’arco alpino italiano. Durante la premiazione ufficiale la dottoressa Marinangeli ha presentato il lavoro, riscuotendo un diffuso interesse per gli argomenti descritti ed in generale sull’importanza della biodiversità e della ricerca finalizzata alla sua preservazione. La tesi della dottoressa Marinangeli “Investigating changes in neutral genetic variability of the brown bear (Ursus arctos) population of Trentino, Italy in the two decades following its reintroduction”, presentata per la laurea magistrale in ecologia ed etologia per la conservazione della natura dell’Università di Parma, si è focalizzata sul monitoraggio genetico dell’orso in Trentino. Tutta l’attività di ricerca descritta si riferisce al lavoro condotto dalla giovane studiosa presso l’Unità di ricerca genomica della conservazione della Fondazione Mach sotto la supervisione di Heidi C. Hauffe e Chiara Rossi della Fondazione, e del professor Francesco Nonnis dell’Università di Parma.

La dottoressa Lara Marinangeli.

Il lavoro

Il lavoro della dottoressa Marinangeli prosegue intanto alla Fondazione, dove grazie ad una borsa di studio dell’Università di Parma la giovane ricercatrice ha intrapreso un percorso di dottorato centrato sul tema della genomica ed etologia della lepre bianca, altra specie di grande rilevanza conservazionistica per le Alpi. L’Uncza nasce nel 1964, come settoriale della Federazione italiana della caccia, con lo scopo di valorizzare la caccia alpina nel rispetto delle leggi della natura, favorendo l’applicazione di pratiche venatorie in armonia con la biologia e l’etologia della fauna selvatica. Sostiene la ricerca scientifica e la conoscenza quale metodo per una corretta gestione del patrimonio faunistico delle Alpi; promuove la tutela del territorio e degli habitat della tipica fauna alpina, sensibilizzando alla salvaguardia degli ecosistemi che compongono il delicato tessuto paesaggistico delle Alpi.