Con i Riconoscimenti al merito conferiti a cinque personalità della società civile, della ricerca scientifica, del giornalismo, dell’arte e della televisione, Medicina e Frontiere, l’associazione culturale no-profit creata da Michele Guarino e impegnata nella promozione delle medical humanities, festeggia il terzo anno di vita.
I premiati
A ricevere questo premio questa edizione, il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio per l’impegno operativo, la capacità organizzativa dimostrati durante l’emergenza sanitaria del coronavirus; Nicola Petrosillo, responsabile del controllo delle infezioni e delle malattie infettive del Policlinico Universitario Campus Bio Medico, per l’intensa attività di ricerca scientifica in Italia e all’estero; Alice Tomassini, indicata dalla rivista Forbes tra i trenta giovani più influenti nel settore della comunicazione in Europa, per l’impegno nell’arte, come interprete dei bisogni più profondi della vita; a Luca Bernabei, amministratore delegato di Lux-Vide per l’elevato livello artistico delle sue fiction che hanno fatto scuola nel mondo; Daniel Della Seta, per il livello di conoscenza e competenze dimostrato come giornalista nel trattare i più complessi temi scientifici. E’ stata poi consegnata la borsa di studio assegnata al giovane Mouhamadou Ahmadou, studente di medicina alla Sapienza di Roma, nel ricordo del dottor Biagio D’Alba, che nella lunga vita di studioso ed amministratore di vertice, ha dato un contributo determinante alla trasformazione della Sanità in Italia. “Dopo la drammatica esperienza fatta con una pandemia che non si è ancora affatto risolta – ha spiegato la senatrice Paola Binetti, presidente del comitato scientifico dell’associazione – parlare di medical humanities significa aver ben presente la fragilità dell’uomo che soffre e l’appassionata ricerca di chi a queste sofferenze vorrebbe porre fine, ma annaspa davanti a tante cose che ancora gli sfuggono. Per le medical humanities ogni giorno c’è una nuova sfida, che Medicina e Frontiere cerca di fare sua con tenacia e determinazione, con coraggio e umanità”.
La centralità della comunicazione scientifica
Proprio gli ultimi due anni ci hanno riconsegnato l’importanza di una comunicazione scientifica chiara, completa, corretta e opportunamente verificata. Numerosi sono stati i casi di disinformazione, strumentalizzazione o di vera e propria manipolazione delle informazioni attraverso fake news a cui abbiamo assistito. Per questo il premio è stato assegnato a figure, che fanno della lotta alle fake in favore di una corretta informazione verificata da fonti attendibili la propria ragione professionale. Come nel caso del giornalista Daniel Della Seta, autore e conduttore in radio de “L’Italia Che Va…” , Gr Parlamento Rai, che da anni si occupa anche di ricerca scientifica, politica sanitaria, innovazione tecnologica nel settore biomedicale, e in Tv di Focus Medicina. Della Seta ha saputo rendersi mediatore culturale su temi complessi e delicati, veicolati in termini chiari attraverso i moderni mezzi di comunicazione. Un impegno che non si è limitato solo al Covid-19, ma che da quasi 20 anni, si è esteso a tutto l’ambito infettivologico, con campagne di sensibilizzazione su temi come l’Hiv, le epatiti virali, l’antibiotico-resistenza, le infezioni emergenti, le cronicità più rilevanti, le malattie rare, la gestione dei nostri anziani e l’inclusione dei più fragili e deboli. Un lavoro che ha permesso di analizzare anche limiti e potenzialità del sistema sanitario e di contribuire al rilancio della medicina del territorio: uno sforzo che si è concretizzato con il ciclo di incontri “La sanità che vorrei” che si sono recentemente tenuti e proseguiranno in autunno al ministero della Salute, contribuendo a formare e rafforzare un network tra clinici, istituzioni, amministrazioni locali, associazioni dei pazienti. Aspetti scientifici, culturali, politici, sociali ed economici che opportunamente coniugati possono portare a un beneficio collettivo.