Il 69% dei medici definisce la professione “faticosa” e per il 75% è peggiorata negli ultimi 10 anni. A rendere impossibile la vita in corsia è l’aumento dei carichi di lavoro sia per carenze di personale che organizzative denunciato dal 77% dei professionisti. È quanto emerge da un sondaggio sulle condizioni di lavoro realizzato dall’Anaao-Assomed, l’Associazione dei medici dirigenti, in occasione del 25° congresso nazionale su un campione di 3.282 risposte equamente ditribuite fra uomini e donne. Dal sondaggio emerge anche che molti professionisti lamentano una retribuzione insoddisfacente soprattutto nei confronti dell’impegno richiesto, un malessere amplificato dalla difficoltà di crescita professionale e prospettive di carriera: per il 77% degli intervistati è inesistente il riconoscimento professionale. Altri denunciano che, nonostante la trattativa contrattuale non faccia differenze di genere, le differenze retributive fra uomini e donne siano una realta. “Limitare il burn-out prevedendo una rotazione dei dipendenti che lavorano in reparti ad alto rischio di stress – è la proposta di Anaao-Assomed di fronte a numeri del sondaggio -. Ridefinire i carichi di lavoro. Incentivare la retribuzione defiscalizzando alcune voci accessorie. Valorizzare la leadership femminile. Prevedere strumenti contrattuali per facilitare l’assistenza a figli e parenti”.

Appello alla politica

Dal congresso, l’Associazione dei medici dirigenti fa “appello alla politica e alle istituzioni – si legge in una nota – affichè migliorare le condizioni di lavoro negli ospedali pubblici diventi l’obiettivo prioritario a breve termine. La faticosa organizzazione del lavoro, l’elevatissimo numero di ore di lavoro straordinario e di ferie non pagate e la scarsa retribuzione gravano sulle condizioni psico-fisiche dei professionisti, che si trovano a dover rinunciare anche alla formazione e all’aggiornamento per mancanza di tempo. E mentre la pandemia da Sars-Cov2 sta lentamente riducendo il peso sulle strutture sanitarie, non si arresta il peggioramento delle condizioni di lavoro peggiorano su cui grava anche la mole di prestazioni arretrate. È prioritario tutelare oggi gli operatori sanitari per tutelare gli utenti stessi. Come sempre, siamo a ribadire, che la conservazione della salute è più facile della cura della malattia”.