“Dobbiamo garantire la sopravvivenza economica delle aziende agricole campane. Una sopravvivenza messa sempre più in pericolo dalle problematiche causate dai recenti cambiamenti climatici e dalla volatilità del mercato. È un momento decisivo per il futuro della nostra agricoltura. Non possiamo più permetterci di replicare la misura nazionale del rischio 14-20, che abbiamo già sperimentato e che, dopo essere stata finanziata per il 50% dalle sei Regioni del sud, ha visto come beneficiari per l’80% le Regioni del nord. Un paradosso, ma soprattutto una concentrazione di risorse economiche che ha fatto lievitare del 44% le tariffe delle polizze assicurative per i rischi in agricoltura. Aumenti di prezzi per l’incertezza del clima e del mercato che, a parità di budget, attualmente non basteranno a coprire neanche le Regioni del nord”. E’ l’intervento dell’assessore all’agricoltura, Nicola Caputo, nel corso della riunione plenaria del Comitato per la nuova programmazione agricola (CNPA) della Regione Campania, dedicata al tema “Innovazione e rischio nel PSR 2023-2027”.

Assicurazioni

“Le compagnie assicurative stanno scappando dal mercato a causa dell’aumento e della frequenza dei fenomeni catastrofali oggetto di copertura. Dobbiamo uscire dalla trappola della misura 14-20, che del resto era già attiva nelle Regioni del nord con la differenza che, a partire dal 2014, sono stati utilizzati i soldi della Comunità europea, sottraendo quindi le risorse ai singoli budget dei singoli Psr. Dobbiamo integrare la misura nazionale con un elemento di regionalizzazione. La Regione Campania, dunque, dovrà avere la capacità finanziaria e decisionale rispetto alle esigenze specifiche dei singoli territori per intercettare le compagnie assicurative, ricoprendo un ruolo attivo anche nelle attività informative e divulgative per colmare il gap che si è creato sul territorio”.  La plenaria del CNPA rappresenta una importante opportunità di confronto per dialogare all’interno dell’ecosistema degli attori chiave della Regione Campania su due temi strategici come l’innovazione in agricoltura e il rischio: AKIS – Agricultural Knowledge and Innovation Systems (in italiano SCIA – Sistema della conoscenza e dell’innovazione in agricoltura) e gestione del rischio.

“Stiamo lavorando alacremente su diversi fronti – continua Nicola Caputo – a partire dai criteri di riparto e dall’allocazione delle risorse per AKIS e innovazione in agricoltura, fino alla proposta di regionalizzazione della gestione del rischio. In particolare, stiamo valutando di dare piena attuazione anche agli strumenti mutualistici regionali: le assicurazioni da sole non bastano e non tutelano il reddito di allevatori e produttori, ma solo il raccolto. Con i fondi mutualistici, invece, possiamo avere la possibilità di intervenire in sostegno degli agricoltori anche in caso di calo del reddito, ad esempio in occasione di malattie che colpiscono animali e piante. Anche il Fondo Catastrofale, che verrà finanziato in parte con soldi prelevati dai pagamenti diretti del I pilastro e in parte sempre dalle risorse Feasr del II pilastro, non può essere concepito come una replica dell’indennizzo ex post sperimentato per decenni. I 350 milioni di euro annui di disponibilità sarebbero una cifra velleitaria per arginare danni che in media hanno superato 1,2 miliardi di euro negli ultimi 20 anni. C’è bisogno di idee nuove e di strumenti nuovi che permettano una leva finanziaria”.  Il dibattito tra Regioni e ministero delle Politiche agricole sul PSR 2023-2027, è entrato nel vivo sul tema delle innovazioni in agricoltura. “Il sistema innovazione e conoscenza in Campania dovrà essere condotto in maniera ecosistemica. Le innovazioni non possono più essere pensate solo come soluzione al problema di singole aziende, ma inquadrate nella capacità di rendere le tecnologie aperte a tutti i comparti, in modo da risolvere le problematiche che condivide l’intera comunità. Aspetti di disseminazione da valorizzare con un servizio regionale centralizzato, che trasformi le innovazioni in pratiche condivise e condivisibili con tutti gli attori delle filiere. Da questo punto di vista, abbiamo definito anche la necessità di veri e propri data commons, che raccolgano tutti i dati necessari all’agricoltura, a partire dai dati satelittari, ambientali e di mercato. Le piccole imprese agricole non hanno la capacità di gestire big data – conclude l’assessore Caputo – ma è la Regione che dovrà farsi carico di tutti i dati, mettendoli a disposizione di imprenditori e nuove startup”.