“Nel nostro Paese circa 10 milioni di italiani sono a rischio di problemi urologici. Il tumore alla prostata registra ogni anno 36mila nuovi casi e 7mila morti, il cancro alla vescica 100mila nuove diagnosi e 6mila morti ogni 12 mesi. A seguire il tumore del rene, e quindi il cancro del testicolo che colpisce i giovani tra i 18 e i 40 anni di età. E ancora: disfunzione erettile, problemi di incontinenza e di infertilità e cistite interstiziale nelle donne. Patologie per le quali è importantissima la prevenzione. A differenza delle donne, molti uomini evitano di sottoporsi a controlli, esami e visite. Temono di scoprire di avere una malattia, così non fanno prevenzione anche a causa del Covid”. A lanciare l’allarme è direttamente Vincenzo Mirone, professore ordinario di urologia all’Università “Federico II” di Napoli e responsabile ufficio comunicazione della Società italiana di urologia (Siu), in occasione della seconda Giornata nazionale dell’urologia, e che non a caso punta sull’informazione e la prevenzione.
Maggiore consapevolezza
Oggi la Siu è affiancata da 11 associazioni di pazienti che coprono l’intero spettro delle malattie legate al benessere urologico, intimo e sessuale – afferma Mirone -. Obiettivo: far acquisire una maggiore consapevolezza dell’importanza della figura dell’urologo per prevenire e curare patologie molto serie, sia maschili che femminili. Nei nostri reparti, in totale 350 centri urologici universitari, ospedalieri e privati presenti su tutto il territorio nazionale, dedicheremo l’intera giornata alla informazione, senza la quale non c’è prevenzione”. La Giornata nazionale dell’urologia per Antonio Rizzotto, presidente Siu, è “l’occasione per siglare un patto tra urologi e pazienti, attraverso l’informazione e la conoscenza. Molte persone – sottolinea Rizzotto – non sanno cosa sia l’urologia, pensano che i disturbi urologici non interessino le donne e ignorano campanelli di allarme fondamentali, come ad esempio il sangue nelle urine perché ‘poi tutto è tornato nella norma’. Errore da non fare”.