È assodato come il microbiota, l’insieme dei microrganismi di un determinato distretto corporeo, rivesta un ruolo fondamentale nello sviluppo umano, nella sua fisiologia ed a livello immunitario. La maggior parte dei microrganismi commensali esiste in una relazione mutualistica con il proprio ospite andando a costituire la prima linea di difesa contro le infezioni, escludendo in modo competitivo organismi potenzialmente patogeni. C’è una stretta correlazione tra un microbiota equilibrato e la protezione da infezioni batteriche vaginali, da miceti, da malattie sessualmente trasmissibili e da infezioni delle vie urinarie. La microflora vaginale è dominata dalla presenza di differenti specie di lattobacilli. Il pH è acido, tra 4-5 e risulta protettivo nella trasmissione di patogeni. La composizione del microbiota vaginale cambia drasticamente nelle fasi di vita, condizionato dai vari livelli di estrogeni durante la crescita della donna. Un’alterazione del microbiota vaginale determina la cosiddetta disbiosi vaginale. È stato osservato come sia sufficiente un’alterazione della flora vaginale, con una riduzione dei lattobacilli, per determinare un aumento dei markers infiammatori a livello locale, anche senza la comparsa di infezione batterica. La vaginite è un insieme di condizioni che determinano a livello vulvo-vaginale bruciore, prurito, irritazione, perdite vaginali atipiche. 75 donne su 100 andranno incontro nella loro vita ad almeno un episodio di vaginite. Le cause più comuni di vaginite dipendono dall’ “età” della sua manifestazione e questo dipende da molteplici fattori: pH fisiologico differente nelle diverse fasce d’età, colonizzazione dei lattobacilli, condizione estrogenica.

Il trattamento

Quindi, il trattamento delle vulvovaginiti dipende dalla causa scatenante la patologia. In caso di infezione micotica, da trichomonas V, o di infezione batterica conclamata, sono generalmente utilizzati antibiotici orali e/o topici (metronidazolo, tinidazolo, clindamicina). Tuttavia, data la marcata presenza di resistenze agli antibiotici che possono inficiare sull’efficacia della terapia, il ginecologo ha oggi a disposizione un’altra categoria di sostanze, denominate antisettici, che risultano particolarmente utili nel trattamento della patologia nei casi “border-line” o “ricorrenti”, in quanto non causano resistenze. In questo contesto, un antisettico di ultima generazione è la poliesanide o Phmb. La Phmb presenta un’azione antisettica ad ampio spettro, un’alta tollerabilità e svariate forme di applicazione. La Poliesanide interagisce con i fosfolipidi a livello della membrana batterica, determinando un’aumentata permeabilità ed una sua rottura, con conseguente morte del microrganismo. A livello citoplasmatico inibisce il metabolismo microbico. Il suo ampio spettro copre: batteri Gram positivi, batteri Gram negativi, batteri produttori di biofilm, batteri intracellulari (come Clamydia e Mycoplasma), funghi (Candida spp ed Aspergillus spp). Oltre all’aspetto infettivo, in questa patologia assume particolare rilevanza anche il controllo dell’infiammazione a cui si associano sintomi particolarmente fastidiosi per le pazienti, di cui prurito e bruciore rappresentano i più rilevanti. A tale proposito, assume particolare rilevanza la disponibilità di antinfiammatori con elevata efficacia e tollerabilità. Rigenase è un particolare estratto di grano brevettato con proprietà idratanti e lenitive.
L’innovativa associazione tra Rigenase e poliesanide nella formulazione Fitostimoline septagel consente un controllo dello stato infiammatorio ed infettivo che sussiste nelle condizioni di infiammazione della vagina.  L’associazione è inoltre formulata in un gel “long-lasting”, ad elevata adesività alle mucose, consentendo alle pazienti di applicare il prodotto una volta ogni tre giorni e assicurando una notevole aderenza alla terapia che rappresenta uno dei fattori chiave per il successo terapeutico.