Tra i tanti problemi causati dal Covid-19 ce n’è uno che, nelle fasi acute della malattia, quando si è tutti presi dalle complicanze respiratorie o di altra natura, può passare inosservato. Sta però emergendo chiaramente che il Covid-19 dà molto spesso problemi di perdita di capelli, addirittura una persona su tre di quelle che hanno contratto il virus presenta una perdita di capelli e soffre di una forma più o meno grave di alopecia, a distanza di due–tre mesi dall’infezione. Il Covid può provocare un massivo rilascio di citochine proinfiammatorie, che induce non solo una cospicua caduta di capelli (telogen effluvium), ma anche un’infiammazione che, in alcuni casi, può portare ad una fibrosi del cuoio capelluto. A questo va sommato, come importante causa di perdita di capelli, lo stress causato dal cambiamento delle abitudini di vita, la paura di ammalarsi, l’isolamento, magari anche la perdita del lavoro e crisi economica, la malattia o la perdita di persone care che hanno caratterizzato la vita di molti in questi anni di pandemia. Ma c’è di più. Nella maggior parte il telogen effluvium è reversibile entro sei mesi dall’evento stressante. Chi però ha già una predisposizione all’alopecia androgenetica, dopo l’infezione da Covid-19 potrebbe osservare una ricrescita di capelli più sottili o più radi di prima. In questi casi è opportuno e d’aiuto rivolgersi a uno specialista.

Patologie autoinfiammatorie del cuoio capelluto

Infine, con la campagna vaccinale su larga scala sono emerse altre forme di alopecia legate all’attivazione del sistema immunitario, indotta dalla vaccinazione. In particolare, sono state osservate forme di patologie autoinfiammatorie del cuoio capelluto (alopecia areata, lichen plano pilare, lupus eritematoso discoide e follicolite decalvante) sia insorte de novo, che come riacutizzazione. Ricorrere tempestivamente ad un trattamento è fondamentale per la risoluzione del problema. Per individuare i rimedi più utili è consigliabile una visita specialistica tricologica con esame tricoscopico, che consenta un’accurata valutazione dello stato di salute del cuoio capelluto e dei capelli, per poi capire se e con quali misure terapeutiche intervenire. “Il Covid ha segnato la vita di tutti noi – commenta Emanuele Bartoletti, presidente della Sime –.  Cute, capelli e annessi ne hanno risentito in maniera ovviamente più visibile rispetto ad altri organi. Questo congresso è stata l’occasione per fare il punto della situazione su come correggere, ma soprattutto prevenire questi aspetti collaterali della malattia”.