Un’iniezione di cellule endoteliali coltivate in laboratorio al posto del più complesso trapianto di cornea: una scoperta rivoluzionaria già sperimentata con successo in Giappone ed El Salvador e ora in corso negli Usa e che nel 2023 approderà in Europa a partire dall’Italia. Per il 40% dei circa 5.000 trapianti di cornea che ogni anno vengono eseguiti in Italia basterà un’iniezione di cellule endoteliali corneali. Estratte da una ‘cornea donata’ e poi fatte crescere in coltura, consentiranno di trattare fino a 500 pazienti: da un solo donatore si cureranno tanti pazienti affetti da malattie dell’endotelio corneale (lo strato interno) e che rappresentano il 40/50% delle malattie corneali. Non più un complesso intervento di trapianto ma una semplice iniezione sarà la soluzione ideale quando la patologia che compromette la vista riguarda soltanto lo strato più profondo della cornea. Lo rivelano gli esperti nel corso del primo Congresso nazionale della Società italiana di scienze oftalmologiche, sottolineando che con questa tecnica si potrà ridurre la necessità di tessuti corneali e soprattutto semplificare l’intervento, per un recupero della vista migliore e più rapido. Il metodo, testato già su centinaia di casi e oggi in sperimentazione negli Stati Uniti per l’approvazione all’uso clinico da parte della Food and Drug Administration, inizierà a breve proprio in Italia l’iter di sperimentazione europeo.

Chi è il padre del nuovo metodo

“Padre” del nuovo metodo è stato il chirurgo oftalmologo dell’università di Kyoto Shigeru Kinoshita, che per primo ha fatto espandere in coltura cellule endoteliali corneali estratte da donatori trattando a oggi 65 pazienti che sono stati seguiti fino a 5 anni. Di recente la sperimentazione si è trasferita per la prima volta al di fuori del Giappone ed Edward Holland, oftalmologo dell’università di Cincinnati negli Stati Uniti, cha trattato in El Salvador 50 pazienti a partire da 2 cornee soltanto. I risultati di questi studi, pubblicati sul New England Journal of Medicine e su Ophthalmology, hanno dimostrato la fattibilità della strategia e aperto la strada alle attuali sperimentazioni in corso negli Stati Uniti per ottenere l’approvazione della Food and Drug Administration, che si concluderanno entro il 2022. In Europa la tecnica approderà nel 2023 e i primi pazienti saranno trattati nel nostro Paese dal professor Vincenzo Sarnicola, membro del consiglio direttivo Siso, tra i più grandi esperti al mondo in trapianti di cornea. “Questo nuovo approccio è rivoluzionario perché semplifica l’intervento, accelera e migliora il recupero visivo, consente di trattare con una sola cornea un numero molto elevato di occhi – spiega Sarnicola – La tecnica è molto semplice perché iniettare le cellule è più facile che dover gestire un tessuto intero: le cellule endoteliali corneali possono essere estratte dai donatori e fatte moltiplicare in coltura, sono semplicemente iniettate nel ricevente dopo aver ‘grattato’ via le cellule malate”.

Le cause

“In circa il 40% dei casi di cecità corneale che richiede il trapianto – spiega – il problema dipende da alterazioni dello strato endoteliale profondo e basta recuperare questo per tornare a vedere: è il caso per esempio della distrofia endoteliale di Fuchs, una malattia ereditaria che compare nella terza età, e la rara cheratopatia bollosa. Quando la patologia riguarda il solo strato endoteliale, intervenire con un trapianto di cellule sarà risolutivo e molto più semplice rispetto al trapianto standard: la procedura per l’iniezione nella camera oculare anteriore durerà pochi minuti, poi il paziente è mantenuto prono per 3 ore durante le quali le cellule endoteliali si riallineano autonomamente nel tessuto. Il recupero visivo sarà rapido e migliore: si tratta di una vera rivoluzione”.