La pandemia ci restituisce dopo due anni un’attenzione sul tema vaccinazioni ben maggiore della situazione quo ante. Ripartire dalla prevenzione con un più ampio impiego di vaccini, soprattutto sui soggetti fragili come i pazienti oncologici. Una medicina senza più barriere che possa limitare le lungaggini burocratiche, che voglia andare incontro ai bisogni medici non ancora soddisfatti e stimolare una presa di coscienza per un accesso preferenziale per la prevenzione vaccinale dei pazienti fragili, in particolare quelli oncologici laddove aumentano le complessità emotive e le criticità logistiche per fluidificare il loro percorso alla vaccinazione. Questo il messaggio emerso dall’incontro istituzionale La vaccinazione del paziente oncologico. Nuove opportunità per la sanità pubblica, promosso dalle società scientifiche Simit, Siti, Aiom con la partecipazione della Federazione delle associazioni di volontariato in oncologia Favo, organizzato da Aristea con il contributo non condizionante di GSK presso il ministero della Salute.

Pazienti fragili e virus

“L’andamento dei contagi e dei decessi, pur con una certa discontinuità, da mesi si mantiene su livelli elevati – ha sottolineato il professor Massimo Andreoni, direttore scientifico Simit –. Attualmente gli ospedali non sono sotto pressione, ma con questo ingente aumento dei casi potrebbe verificarsi un incremento delle ospedalizzazioni nei prossimi mesi. I numeri incoraggianti sugli effetti più gravi vanno ricondotti più all’immunizzazione indotta dalla campagna vaccinale che alla presunta minore aggressività del virus. A essere colpiti, infatti, sono soprattutto soggetti non vaccinati (o che non hanno completato il ciclo vaccinale) e soggetti fragili, spesso con una piena coincidenza tra queste due condizioni. Le nuove varianti esprimono la loro patogenicità su organismi non immunizzati. La quarta dose per oltre 790mila soggetti particolarmente fragili è ancora lontana, eppure è proprio questa popolazione che necessita di rafforzare l’immunità nei confronti della malattia severa, che dopo 4-6 mesi tende a diminuire. Serve dunque un nuovo intervento per proteggere i soggetti più fragili, che sia preludio a un più ampio intervento vaccinale. La campagna contro il Covid ha creato una situazione di percezione e di attenzione nuova nell’ambito delle vaccinazioni che potrà essere la base per una prevenzione più significativa anche in altri ambiti. Oggi possediamo una piattaforma tecnologica vaccinale estremamente valida che ci permette di realizzare nuovi vaccini estremamente validi e in tempi ridotti. Per esempio il nuovo vaccino ricombinante adiuvato per l’Herpes Zoster (Shingrix) ci permette di vaccinare per questa temibile malattia i pazienti immunodepressi per i quali il vaccino che avevamo fino ad oggi a disposizione era a virus vivo attenuato che è controindicato in questa tipologia di pazienti”.

Per il video servizio:https://youtu.be/z7UvHqfbbyw