Anche contro la variante Omicron, e anche a sei mesi di distanza dall’ultima somministrazione, i vaccini anti Covid-19 mantengono un’elevata capacità di protezione contro le forme più gravi della malattia. Lo rivela per la prima volta uno studio pubblicato sulla rivista ‘Vaccines’ e coordinato da Lamberto Manzoli, medico epidemiologo e professore presso il Dipartimento di scienze mediche e chirurgiche dell’Università di Bologna. La ricerca – che ha coinvolto anche studiosi dell’Università di Ferrara e dell’Asl di Pescara – ha seguito per oltre un anno l’efficacia dei vaccini contro il coronavirus sull’intera popolazione dell’Abruzzo. I dati raccolti hanno permesso di analizzare diversi aspetti, tra cui le differenze tra vaccinati con due e tre dosi, la persistenza della protezione a sei mesi dall’ultima dose, la severità e contagiosità della variante Omicron sia tra i vaccinati che nei non vaccinati e le differenze tra popolazione giovane e anziana.

I risultati

“I risultati che abbiamo ottenuto confermano innanzitutto che chi ha ricevuto due o tre dosi di vaccino ha un rischio di ospedalizzazione o decesso per Covid-19 tra l’80% e il 90% minore rispetto a chi non è vaccinato – spiega il professor Manzoli – e abbiamo visto che questa protezione, pur diminuendo, rimane comunque elevata anche contro la variante Omicron, anche a distanza di sei mesi dall’ultima dose”. Nonostante sia emersa infatti una riduzione del 30% dell’efficacia del vaccino dopo sei mesi dall’ultima somministrazione, anche tra chi ha ricevuto solo due dosi il rischio di conseguenze gravi da Covid-19 resta comunque del 70% minore rispetto ai non vaccinati, sia prima che dopo l’arrivo della variante Omicron. In generale, è risultata essere modesta invece la protezione del vaccino contro l’infezione da Sars-CoV-2, sia con due che con tre dosi. Un dato che va però valutato considerando che le persone vaccinate avevano meno restrizioni in termini di accesso a luoghi pubblici e privati rispetto ai non vaccinati e quindi una più elevata possibilità di entrare in contatto con il coronavirus.

Età e rischi

Guardando alle differenze d’età, l’analisi ha mostrato che con la variante Omicron i rischi di conseguenze gravi per gli under 30 sono molto limitati, anche tra i non vaccinati. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Vaccines con il titolo ‘Effectiveness of Covid-19 Vaccines in the General Population of an Italian Region before and during the Omicron Wave’. L’indagine è stata coordinata da Lamberto Manzoli; hanno inoltre partecipato Cecilia Acuti Martellucci e Maria Elena Flacco dell’Università di Ferrara, insieme a Graziella Soldato, Giuseppe Di Martino, Roberto Carota e Antonio Caponetti dell’Asl di Pescara.