Rappresentano i pilastri della sanità pubblica, tanto che gli ospedali si reggono per due terzi proprio sul loro lavoro. E’ l’altra metà del cielo’, quella rappresentata dalle donne medico, che contribuisce in modo essenziale – per numeri e professionalità – alla buona tenuta del nostro Servizio sanitario nazionale. Eppure, poche occupano posti di vertice e molte denunciano ancora discriminazioni ed ostacoli nel conciliare famiglia e carriera. Da tutte una richiesta condivisa: essere ascoltate e pesare di più. L’istantanea della condizione delle donne in sanita’ arriva dalla IV Conferenza nazionale Anaao donne, dal titolo emblematico Soffrire sul lavoro non è un destino, promossa dal maggiore dei sindacati della dirigenza medica, l’Anaao Assomed. Un malessere, quello delle mediche del Ssn, come esse stesse si definiscono, descritto nero su bianco in una lettera aperta indirizzata al ministro della Salute, Roberto Speranza, nella quale forte è la richiesta a politica e media di ascoltare “con attenzione” le professioniste del settore.
Condizione di lavoro
“Anche se i vertici raffigurano una sanità tutta maschile, le professioniste che assicurano il funzionamento del nostro sistema di cure – scrivono le donne Anaao – ne hanno già ereditato nei numeri la gestione per il futuro. Nelle corsie e nei reparti sono donne sempre più giovani che garantiscono, tutte le notti e tutti i giorni, le migliori cure possibili. Ma a fronte di ottimi esiti, trovano ostacolo in una organizzazione lontana dalle proprie necessità e nelle pessime condizioni imposte al proprio lavoro”. C’è bisogno, affermano, di “una politica alta, capace di guardare con attenzione alle proposte delle donne che, tradizionalmente lontane dal ‘potere’, hanno uno sguardo più lucido, meno compromesso”. Un cambiamento urgente.
Organizzazione bocciata
Ad oggi, infatti, le donne medico e dirigenti sanitarie bocciano l’organizzazione del Ssn, come emerge dall’indagine Anaao presentata alla Conferenza. La maggioranza segnala insoddisfazione per il proprio lavoro (51,8%), con aspettative peggiorate nel 65% dei casi. A prevalere è l’insoddisfazione per le condizioni lavorative: carenza di personale, disorganizzazione, carichi di lavoro, clima lavorativo (35,7%), stanchezza e il burn-out con la percezione di non essere più in grado di gestire il proprio lavoro (24,7%), e anche l’assenza di sviluppo professionale (14,9%). E ben il 93% ritiene le attuali politiche di conciliazione casa-lavoro “soluzioni marginali”. Dalle donne Anaao anche un grido d’allarme contro discriminazioni ed abusi sul lavoro. Per questo l’evento è stato dedicato a Sara Pedri, la ginecologa forlivese di 31 anni di cui si sono perse le tracce dal 2021 ed a seguito della cui scomparsa è partita un’inchiesta giudiziaria sulle condizioni di lavoro nel reparto di ginecologia dell’ospedale di Trento presso il quale lavorava. “Sono la maggioranza nei numeri ma non nei ruoli decisionali”, stigmatizza il segretario Anaao Carlo Palermo, chiedendo a politica e sindacati un maggiore ascolto. Un malessere, quello espresso dalle donne, al quale Speranza risponde con un impegno preciso: “Le parole che arrivano dalle donne Anaao mettono a fuoco dei temi centrali nella riflessione che si sta facendo sul futuro del nostro Ssn. Con le risorse e le riforme messe in campo stiamo riportando al centro la necessità di puntare sulle donne e sugli uomini del Ssn, con nuove assunzioni, investimenti sulla formazione e valorizzazione dei percorsi professionali”.