La pandemia ha riportato al centro dell’attenzione uno strumento determinante e strategico per la tutela della salute pubblica globale: i vaccini. Una risorsa tutt’ora determinante contro il Covid-19, visto che proprio grazie ai vaccini i numeri di ricoveri e decessi sono in proporzione contenuti rispetto all’aumento dei contagi. Inoltre, sta proseguendo la campagna per la quarta dose nei soggetti fragili, coloro che, in quanto affetti da patologie croniche o immunodepressi, hanno delle difese anticorpali ridotte. Proprio per queste popolazioni ed in particolare per i pazienti oncologici si rivela urgente intervenire anche con altre vaccinazioni, pneumococcica, contro l’herpes zoster, meningococcica ed altre ancora, visto che proprio questi soggetti sono quelli maggiormente a rischio di malattie infettive e di outcome seri di patologia con gravi conseguenze. È necessario dunque un nuovo approccio alla vaccinazione, che parta dal territorio e che possa rivolgersi a chi è più fragile.

Rimettere al centro il paziente

L’iniziativa si terrà oggi presso l’Auditorium “Cosimo Piccinno” del ministero della Salute. A fronte dell’esigenza di andare incontro ai bisogni medici non ancora soddisfatti per un’ampia comunità di pazienti, prende il via una sinergia tra diversi stakeholder pronti a fare rete. Da questo sforzo concertato è nato l’incontro istituzionale La vaccinazione del paziente oncologico. Nuove opportunità per la sanità pubblica, promosso dalle Società scientifiche Simit, Società italiana di malattie infettive e tropicali, SItI – Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica, Aiom, Associazione italiana di oncologia medica, con la partecipazione della Federazione delle associazioni di volontariato in oncologia Favo, organizzato da Aristea con il contributo non condizionante di GSK. Una riflessione comune con una presa di coscienza da parte di tutti gli attori coinvolti ed in vista di un accesso prioritario e garantito che faciliti la vaccinazione, per rafforzare la centralità del paziente. La prevenzione rappresenta un’esigenza prioritaria per i pazienti fragili: affinché sia efficiente, è necessario che siano abbattute le barriere, fluidificate le terapie con corsie riservate, definiti percorsi chiari per i soggetti bisognosi. L’esperienza maturata dalla comunità scientifica con la pandemia ha individuato come centro strategico delle vaccinazioni l’ospedale, che oggi si può candidare a un ruolo ancor più rilevante in ambito preventivo. Gli ambulatori sono risultati fondamentali per le vaccinazioni dei pazienti fragili ed è auspicabile una politica locale che li mantenga attivi ancora per lungo tempo. In questo processo, il ruolo delle istituzioni deve essere da stimolo per garantire la vaccinazione in ambiente ospedaliero: in tale ottica la collaborazione tra medici e istituzioni regionali deve essere rafforzata per facilitare gli approvvigionamenti e garantire i vaccini superando le barriere tecniche e burocratiche.

Oncologia e vulnerabilità

“Sin dall’inizio della campagna vaccinale, a partire da febbraio-marzo 2021 – così il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri – è stata posta particolare attenzione nell’identificare i pazienti oncologici tra i soggetti estremamente vulnerabili che avevano diritto a vaccinazione prioritaria, ed è stata data indicazione a vaccinare questi soggetti all’interno dei centri che li avevano in carico per la propria patologia di origine (Cancer Center, Breast unit, UOC Oncologia, etc.). È stata inoltre riservata grande attenzione ai soggetti con sistema immunitario non pienamente competente, come i pazienti oncologici in trattamento con immunomodulanti, con l’indicazione di somministrare una dose addizionale per completare il ciclo vaccinale primario, con l’obiettivo di raggiungere un adeguato livello di risposta immunitaria”.