L’emergenza Covid-19 ha prodotto conseguenze rilevanti, non solo in ambito clinico ed economico, ma ha anche lasciato significative ripercussioni psicologiche. Uno studio pubblicato da “The Lancet” ha recentemente preso in analisi le ripercussioni psicologiche in Cina, evidenziando come, superati i dieci giorni di isolamento, la mente inizi a cedere, e, a partire dall’undicesimo giorno, emergano stress, nervosismo ed ansia, i cui effetti diventano più gravi al traguardo del 15esimo giorno di lockdown. Inoltre, la società di ricerca “Open Evidence” ha condotto un’indagine in Italia, Spagna e Regno Unito, da cui è emerso che in Italia il 41% della popolazione è, attualmente, “a rischio salute mentale” a causa di vari fattori di vulnerabilità socio-economica (tale percentuale sale al 46% in Spagna ed al 42% nel Regno Unito). Mentre lo studio condotto dall’Università dell’Aquila in collaborazione con l’Università di Roma Tor Vergata e pubblicato sulla rivista “MedRxiv”, rivela come, su un campione di 18mila persone, il 37% degli intervistati presenta sintomi da stress post traumatico, il 20% ansia severa, il 7% insonnia e il 21% stress. I costi di questa epidemia saranno, dunque, alti anche dal punto di vista psicologico ed è stato stimato che saranno 300mila o più, le persone che svilupperanno disturbi psichici, soprattutto tra coloro che hanno meno risorse e meno capacità di adattamento.