La curiosità intellettuale e la capacità di analisi che caratterizzavano Enzo Rutigliano e ne facevano un testimone privilegiato dell’Università di Trento, della sociologia e della società contemporanea si potranno presto ritrovare negli scritti del suo archivio personale. Infatti, la famiglia ha deciso di donare il fondo all’ateneo, nel rispetto delle disposizioni testamentarie del professore, a quasi quattro anni dalla sua scomparsa. Appena saranno completate le attività di ordinamento e inventariazione, il fondo sarà messo a disposizione di studiosi e studiose a Palazzo Fedrigotti, a Rovereto, dove ha sede l’archivio storico di UniTrento. Il materiale sarà liberamente accessibile nel rispetto degli accordi presi tra l’ateneo e l’erede. Il lascito riguarda documenti prodotti e ricevuti da Enzo Rutigliano, di notevole valore storico e culturale e di comprovato interesse scientifico. “I beni donati costituiscono un patrimonio culturale e scientifico inestimabile per l’archivio storico di UniTrento e per la collettività” si dichiara nella convenzione. Non è la prima volta che UniTrento acquisisce un fondo. Infatti, era già accaduto con Sabino Acquaviva (uno tra i padri fondatori della sociologia italiana) e con Paolo Prodi (che fu professore, rettore dell’ateneo e preside dell’allora facoltà di lettere). Con l’archivio personale di Rutigliano, però, si arricchisce del punto di vista di una persona che è stata testimone delle vicende dell’ateneo in qualità sia di studente sia di docente. Documenti che testimoniano il suo interesse verso l’Università fin dal suo arrivo in città poco più che ventenne.

Il sociologo Enzo Rutigliano: il suo archivio è stato donato a UniTrento.

Il pensiero di Rutigliano

Infatti, Enzo Rutigliano (1944-2018) era approdato a Trento nel novembre del 1968 per studiare sociologia. Nelle stesse aule di via Verdi ha poi tenuto per decenni storia del pensiero sociologico, uno dei corsi fondamentali dell’allora facoltà, oggi dipartimento di sociologia e ricerca sociale. Dal suo archivio emerge come l’esperienza studentesca prima e la carriera accademica poi (dal 1976 fino a quando si era ritirato dall’insegnamento, nel 2014) siano intrecciate in modo inscindibile con la storia dell’Università di Trento e della città, ma anche con le stagioni della sociologia e della società nel suo complesso. Il materiale raccolto nell’archivio personale di Rutigliano si articola in tre parti e riguarda un arco temporale che va dalla fine degli anni Sessanta al 2018 ovvero dai tempi in cui era studente agli ultimi mesi della sua vita.

La corrispondenza

Innanzitutto c’è la corrispondenza, quella che intrattenne con una serie di personalità. Otto faldoni organizzati in ordine alfabetico: da Sabino Acquaviva e Francesco Alberoni a Norberto Bobbio, Luciano Gallino, Claudio Magris, solo per fare qualche nome. Ai faldoni si aggiungono poi quattro teche, una delle quali riservata alla corrispondenza con Elias Canetti, premio Nobel per la letteratura nel 1981. Rutigliano fu uno tra i primi studiosi in Italia ad approfondire la rilevanza sociologica dell’opera di Canetti.
Un’altra parte riguarda la documentazione di varia natura, legata sia all’Università di Trento sia alla sua persona. In totale 21 raccoglitori, di cui sette di materiale cartaceo e il resto di natura composita (come foto e dvd). Si spazia dalla produzione scientifica a ritagli di giornale. C’è materiale relativo a convegni, alle iniziative in occasione dei vent’anni dal 1968. Recensioni e interviste, tra le quali anche quella pubblicata sul periodico di ateneo “UniTn”, di cui fu uno dei fondatori e direttore, nel 2001, in occasione del decimo anniversario della morte di Bruno Kessler. Intervista nella quale analizzava la lungimiranza politica di Kessler e le origini di Sociologia e dell’Università di Trento nel suo complesso. L’archivio personale si completa con le pubblicazioni, una serie composta da due contenitori di monografie, saggi di raccolte e interventi suoi. Dalle prime produzioni degli anni Settanta agli studi sulla sociologia della guerra, a cui Rutigliano si dedicò nell’ultimo periodo della sua vita.