“Lo studio e la libertà scientifica sono diritti umani. In Afghanistan e in Ucraina oggi sono violati. Aiuta docenti e studenti in fuga da paesi a rischio a riappropriarsi del loro futuro”. Questo è il messaggio della campagna UniTrento per l’Afghanistan e Ucraina che l’ateneo trentino ha lanciato sul suo portale. Una campagna che invita a tutta la cittadinanza a mobilitarsi ancora una volta per una causa importante: dare sostegno concreto a chi scappa da guerra e da situazioni di pericolo e che desidera continuare a studiare, a fare ricerca. Un appello che si rinnova dopo la grande adesione alle iniziative lanciate negli anni scorsi dall’Università di Trento a favore delle studentesse e degli studenti, di studiose e studiosi rifugiati, a cui i trentini hanno risposto con grande generosità.
Scopo della campagna è il finanziamento di varie tipologie di borse da ricavare attraverso donazioni spontanee. Alcune borse serviranno per sostenere gli studi per le lauree triennali e magistrali e altre invece saranno dedicate a studiosi e studiose per attività di ricerca post-laurea, borse di dottorato o assegni di ricerca. Il progetto si rivolge a persone in esilio o che devono ancora lasciare il loro Paese, primariamente a cittadine e cittadini afghani e ucraini. Una particolare attenzione verrà anche riservata a chi si trova in condizione di fragilità per motivi etnici, di genere o di disabilità. Donare è semplice: basta collegarsi alla pagina www.unitn.it/fundraising sul portale di Ateneo e seguire le istruzioni. Le donazioni a favore dell’Università di Trento sono deducibili dal reddito.

Preservare il sapere scientifico

“La drammatica situazione in Afghanistan e Ucraina richiama il mondo universitario, le istituzioni politiche e le reti della società civile ad un senso di responsabilità per preservare e potenziare il capitale culturale e il sapere scientifico, dei membri delle comunità universitarie afghane e ucraine attualmente oggetto di persecuzioni – commenta il rettore Flavio Deflorian -. Anche noi abbiamo voluto fare la nostra parte sostenendo le persone che sono a rischio con misure concrete. L’Ateneo infatti anticiperà le risorse necessarie all’attivazione delle borse di studio e degli assegni di ricerca, nella speranza di coprire i costi grazie alla generosità della comunità trentina, da sempre attenta e pronta a rispondere agli appelli della nostra università. È una scommessa che, sono sicuro, vinceremo”.

Richieste di aiuto

“Attraverso i canali Futura e Sar, l’Università di Trento sta ricevendo un numero crescente di richieste di supporto da studentesse e studenti, studiose e studiosi che sono stati costretti ad abbandonare il loro paese, e conseguentemente ad interrompere gli studi o il loro lavoro di ricerca – spiega Ester Gallo, delegata del rettore alla solidarietà accademica e internazionale -. Prima eravamo concentrati sulla situazione in Afghanistan. Ora le richieste arrivano sempre più numerose anche dall’Ucraina. Due Paesi “simbolo” ma che certamente non sono i soli a soffrire casi di persecuzione e violenze contro le comunità universitarie. Abbiamo deciso di agire su entrambi i fronti, avviando un progetto unico, che non sia soltanto una mera accoglienza, ma un vero e proprio programma di inclusione scientifica e che possa essere esteso anche ad altri paesi e situazioni. Non ci limiteremo a valutare soltanto lo stato di rischio, ma avranno un peso importante anche le qualifiche di studio e il curriculum delle persone a cui daremo accoglienza”. Il progetto è rivolto in via prioritaria a cittadine e cittadini afghani e ucraini che si trovano nei rispettivi paesi ma che hanno dovuto abbandonare gli studi o il lavoro di ricerca in università o enti di ricerca. Ma anche che si trovano nei Paesi di prima accoglienza, in Italia o in un paese membro dell’Unione europea e che hanno fatto richiesta o già ottenuto domanda di asilo (status di rifugiato o protezione sussidiaria). Infine è incluso anche chi è stato/a riconosciuto/a ‘a rischio’ da parte della rete Scholars at Risk o da altre organizzazioni internazionali riconosciute come lo Scholars Rescue Fund o il Council for At Risk Academics.

Fondazione Caritro: già stanziati 100mila euro per le persone “a rischio”

Prima a partecipare, ancora prima del lancio ufficiale della campagna è la Fondazione Caritro che non ha fatto mancare il sostegno all’Ateneo anche per questa iniziativa. “Considerata l’attenzione che la Fondazione rivolge per il sostegno a progetti di ricerca, a percorsi di formazione e crescita delle risorse umane, nonché ad interventi volti a favorire inclusione sociale di profili svantaggiati, si è ritenuto strategico – commenta Mauro Bondi, presidente della Fondazione Caritro – investire nel progetto Scholars at risk e Futura, stanziando un importo di 100 mila euro, volto a co-finanziare borse di studio, borse di dottorato, assegni di ricerca e spese di accoglienza, favorendo la contemporanea convergenza di questi intenti con l’Università di Trento. Alla luce degli eventi ed accadimenti che si sono susseguiti a livello internazionale negli ultimi mesi, è apparso particolarmente urgente e doveroso, non solo dal punto di vista umanitario, ma anche per garantire il diritto alla ricerca ed alla formazione, accrescere ulteriormente la consapevolezza che il Trentino è una comunità accogliente ed inclusiva”.