Pronto il primo farmaco contro l’Epatite Delta. Il trattamento finora si è basato sull’interferone, con controindicazioni ed effetti collaterali. Questo nuovo approccio terapeutico costituirà una svolta rivoluzionaria per i pazienti affetti da questa patologia, poiché ha la capacità di bloccare la replicazione dell’infezione permettendo loro di sopravvivere. Il farmaco è stato già approvato a livello europeo, mentre si è in attesa del parere di Aifa. Queste novità sono state al centro del 54° Congresso nazionale dell’Associazione italiana per lo studio del fegato. L’unico farmaco finora disponibile è stato l’interferone, pur con effetti collaterali e non utilizzabile in soggetti anziani e malati gravi. Per questo la novità terapeutica rappresenta un grande successo per la comunità epatologica.

Rivoluzione terapeutica

“Il nuovo farmaco bulevirtide è unico per meccanismo d’azione e somministrazione. Rappresenta un progresso rivoluzionario perché permette di trattare anche senza interferone pazienti che prima non potevano ricevere alcuna terapia – evidenzia Pietro Lampertico, professore ordinario di gastroenterologia all’Università degli Studi di Milano –. Gli studi in monoterapia suggeriscono la possibilità di avere per adesso alla settimana 24 una riduzione di circa 2-2,5 logaritmi di viremia, con una risposta virologica nel 50% e una risposta biochimica nel 50% dei pazienti. Gli studi vanno avanti e al prossimo Congresso di giugno dell’Associazione europea per lo studio del fegato verranno presentati i dati alla settimana 48 dello studio registrativo del farmaco in monoterapia. La possibilità di dare questo farmaco a pazienti non trattabili con interferone rappresenta la prima e unica alternativa al trapianto di fegato, garantendo loro la sopravvivenza. I pazienti affetti da Epatite Delta, così come quelli che hanno Epatite B, non possono guarire definitivamente, ma già questo risultato è straordinario, tanto più che spesso l’identikit del paziente affetto da questa patologia riguarda persone di 45 anni, frequentemente di sesso femminile, che muoiono di scompenso o di cancro. Un farmaco che blocca la replicazione del virus normalizza le transaminasi e aumenta la sopravvivenza. Il futuro sarà caratterizzato da terapie di combinazione tra diversi farmaci che sono attualmente in studio”.

Per il video servizio:https://youtu.be/DgzuWh6flxI