Il tumore del fegato o epatocarcinoma è una delle patologie tumorali con il più alto livello di mortalità nel mondo, con circa 800mila decessi l’anno e un aumento stimato a oltre 1 milione di decessi entro il 2030. Rappresenta pertanto una sfida importante per gli specialisti epatologi. Proprio in questa fase, lo scenario della ricerca, del management e della terapia di questa neoplasia sta mutando in maniera repentina e continua, con farmaci da poco disponibili (o in via di approvazione) in grado di cambiare in maniera drastica lo stato dell’arte nella sua diagnosi e cura. Questo significa che per i pazienti si aprono nuove speranze. Sono questi gli aspetti più significativi delle imminenti iniziative dell’Associazione italiana per lo studio del fegato che precederanno il congresso che si terrà a Roma il 24-25 marzo.
L’innovazione terapeutica
“La cura dell’epatocarcinoma si trova oggi a un punto di svolta, poiché, nel breve periodo è previsto l’arrivo di numerose terapie innovative come le combinazioni basate sull’immunoterapia – evidenzia Giuseppe Cabibbo, Comitato scientifico Aisf –. Tra queste, il farmaco immunoterapico Atezolizumab, in combinazione con Bevacizumab, fornisce tra le terapie sistemiche la più lunga sopravvivenza globale osservata in uno studio di fase III in prima linea nell’epatocarcinoma non operabile, e sarà lo standard di cura anche in Italia già nei prossimi mesi. Queste terapie saranno in grado di incidere notevolmente sull’aspettativa di vita dei soggetti affetti da epatocarcinoma. L’analisi aggiornata dello studio IMbrave 150 ha infatti mostrato una sopravvivenza libera da progressione di malattia del gruppo trattato con la combinazione Atezolizumab più Bevacizumab di 6,9 mesi, significativamente superiore a quella del gruppo trattato con Sorafenib (4,3 mesi); ancora più rilevati i dati relativi alla sopravvivenza complessiva che è risultata essere 19,2 mesi nel gruppo trattato con la combinazione di Atezolizumab più Bevacizumab e di 13,4 mesi nel gruppo trattato con sorafenib. I risultati aggiornati sono stati coerenti con quelli dell’analisi primaria e supportano l’uso della combinazione delle terapie”.
Durante un recente incontro si è discusso di nuovi criteri diagnostici, di personalizzazione delle cure, di medicina di precisione e di nuove strategie terapeutiche basate su farmaci innovativi, dedicando grande attenzione all’importanza di un approccio multidisciplinare. Punto di partenza delle riflessioni è stato il position paper sulle terapie sistemiche dell’epatocarcinoma firmato dal Comitato scientifico dell’Aisf e pubblicato sulla rivista “Digestive and Liver Disease” a febbraio.
Evidenze scientifiche terapeutiche
“Il documento fa il punto sulle ultime evidenze scientifiche sulle nuove terapie a bersaglio molecolare e sull’immunoterapia (attuale standard di cura) per l’epatocarcinoma – sottolinea Giuseppe Cabibbo –. Il documento propone un algoritmo di terapia di sequenza che possa essere seguito quando, dopo il fallimento di una prima terapia, è necessario passare alle successive linee di trattamento. Tra gli aspetti più rilevanti del documento, ci sono analisi accurate relative alla specificità dell’epatocarcinoma, che a differenza di altre neoplasie, insorge nella maggior parte dei casi come complicanza di una malattia cronica del fegato, quale è la cirros. Questa particolare condizione implica la necessità di disegnare le future sperimentazioni cliniche dedicando attenzione alla funzione epatica. Una delle ragioni dell’elevato numero di fallimenti che si è osservato in passato nello sviluppo di nuovi farmaci è infatti quello di avere poco considerato l’instabile equilibrio fra efficacia antitumorale ed effetto sulla funzione epatica. In questo senso, pur nell’ambito di un necessario percorso multidisciplinare, appare chiaro il ruolo chiave che l’epatologo svolge dalla diagnosi, agli stadi precoci, fino a quelli avanzati, con una funzione di ‘regista’ sia per i trattamenti chirurgici, che per quelli locoregionali e sistemici”.
Per il video servizio:https://youtu.be/vC9tyYIEmWI