Proviene dall’azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale (Asufc) di Udine uno dei dieci progetti selezionati da Fondazione Gimbe e premiati con 30mila euro ciascuno nell’ambito del bando Roche per la ricerca clinica – A supporto delle figure di data manager e infermieri di ricerca. Il progetto è legato alla conduzione di uno studio clinico di fase III che valuta l’efficacia di un trattamento promettente con terapia a bersaglio molecolare, chemioterapia e immunoterapia per il tumore della mammella ad alto rischio (HER-2 positivo). La terapia viene somministrata in fase preoperatoria e, dopo l’intervento chirurgico, continua anche in fase postoperatoria con lo scopo di aumentare la probabilità di guarigione definitiva. Lo studio, coordinato dalla Fondazione Michelangelo di Milano, è condotto a Udine con la responsabilità di Mauro Mansutti che si occupa da anni di tumore della mammella. Il progetto è stato coordinato da Mansutti, che lavora all’oncologia del Santa Maria della Misericordia da oltre 20 anni: è responsabile della struttura semplice DH e ambulatori nel dipartimento di oncologia dell’Academic hospital di Udine. “L’oncologia udinese sin dai primi anni 90 ha cooperato agli studi pionieristici del grande Gianni Bonadonna per definire la migliore cura pre-chirurgica in donne con tumore mammario – dichiara Mansutti – e l’impegno in queste ricerche ha permesso alle pazienti friulane di accedere a cure innovative e nuovi farmaci senza doversi sottoporre a viaggi della speranza lontano da casa. Queste donne hanno dato un contributo fondamentale nel definire nuovi standard di cura per una chirurgia sempre meno invasiva e terapie mediche meglio tollerate. La collaborazione storica di Udine con gruppi di ricerca internazionali e con la Fondazione Michelangelo ci consente di anticipare l’innovazione medico scientifica e di creare un terreno fertile per preparare gli oncologi di domani”. L’infermiere di ricerca selezionato svolgerà per 12 mesi attività di ricerca clinica all’Asufc di Udine, “avendo modo – si legge in una nota dell’azienda sanitaria – di consolidare le proprie competenze per gestire al meglio lo studio clinico e portare così non solo un miglioramento della qualità della ricerca stessa ma anche della sicurezza dei pazienti che vi partecipano”.