Mancano ancora direttive regionali per impiegare i fondi stanziati dal governo per effettuare gli screening sui nati tra il 1969 e il 1989 per far emergere il sommerso dell’epatite C: sono circa 1 milione 300mila soggetti in Emilia Romagna. La Regione ha stanziato un fondo dedicato, che non è utilizzabile per altri scopi. Tuttavia, la possibilità di usare questi fondi scade il 31 dicembre nel 2022, quindi sarà necessario prolungarne l’uso anche dopo. Nel frattempo, ci si affida a iniziative specifiche che permettano di trovare soggetti affetti dall’HCV inconsapevoli della loro condizione. È quanto avvenuto ad esempio in Romagna, con riferimento alle provincie di Ravenna, Rimini, Forlì-Cesena.

Progetto innovativo

“Oltre agli ambulatori portiamo avanti un progetto congiunto con i SerD, dove si trova uno dei serbatoi delle popolazioni speciali – sottolinea Francesco Giuseppe Foschi, direttore dell’unità operativa di medicina interna indirizzo epatologico dell’ospedale Faenza Ausl –. Si tratta di un progetto innovativo perché sono i medici che si recano nei SerD, raggiungendo così il territorio. I medici ospedalieri insieme a quelli del SerD visitano e trattano regolarmente i pazienti. Abbiamo già sottoposto a trattamento antivirale quasi l’intera popolazione dei tossicodipendenti o gli ex tossicodipendenti dei SerD della Romagna. Durante l’emergenza Covid abbiamo sottoposto a screening Covid e HCV le persone affette da altre dipendenze afferenti ai SerD, riscontrando un 3% di positività all’HCV. Abbiamo inoltrato al Comitato Etico il progetto ‘Recall HCV’, legato al laboratorio di Pievesestina (Cesena) che ci permetterà di eradicare il virus in circa un migliaio di pazienti con viremia attiva già conosciuti”.

Il contributo istituzionale

La situazione attuale, i progetti avviati, i problemi sul campo e le prospettive per l’immediato futuro nella lotta all’Epatite C sono stati i temi al centro del “Focus Point Regione Emilia Romagna” organizzato nell’ambito del progetto CCuriamo, ideato e gestito da Isheo, con il contributo non condizionante di Gilead Sciences, che da maggio si propone di monitorare e incoraggiare le politiche regionali nei confronti dell’Epatite C per perseguire l’obiettivo fissato dall’OMS dell’eliminazione del virus dal nostro Paese entro il 2030. Oggi eliminare l’Epatite C è possibile, grazie ai nuovi farmaci ad azione antivirale diretta che permettono di eradicare il virus definitivamente, in poche settimane e senza effetti collaterali, ma occorre ripartire con gli screening e con il linkage-to-care.

Per il video servizio:https://youtu.be/I8hfIy86Gwc