“L’86 per cento dei pazienti affetti da Covid sono stati trattati con antibiotici, ora abbiamo a disposizione gli anticorpi monoclonali. Poi il passo avanti i nuovi farmaci antivirali che impediscono la replicazione del virus”. Lo ha detto il professor Marco Tinelli, infettivologo della Simit e consulente del ministero della salute, intervenendo al congresso nazionale della Società italiana di malattie infettive e tropicali. Il Covid-19 ha dimostrato come la diffusione di nuove infezioni possa avvenire in breve tempo. È l’effetto della globalizzazione, un contesto caratterizzato da continue interazioni e da frequenti opportunità di contagio. Spesso, a fungere da incubatori sono proprio le strutture sanitarie, come ospedali o RSA, dove si verificano numerose infezioni batteriche. “Per contrastare le infezioni emergenti e riemergenti occorre una preparazione adeguata – dichiara Nicola Petrosillo, responsabile servizio controllo delle infezioni del Campus Biomedico di Roma -. Una rete infettivologica è cruciale per farvi fronte. Attraverso strumenti concreti, con sistemi di sorveglianza internazionali, nazionali e locali, attraverso l’utilizzo di osservatori permanenti presenti anche sulle reti informatiche e talora utilizzando informazioni trasmesse attraverso i media, occorre intercettare l’insorgenza di sindromi infettive nuove, che provocano cluster in un breve lasso di tempo. In questo modo si può avere contezza in tempi reali dell’emergenza di patologie infettive riemergenti ed emergenti così da poter fornire un’azione di risposta in accordo con i piani di emergenza già predisposti. Il compito della Simit è quella di fare da driver per le reti infettivologiche, perché al nostro interno abbiamo conoscenze, esperienze, competenze di tipo organizzativo, scientifico e di ricerca: un importante valore aggiunto per far fronte alla “globalizzazione delle malattie infettive”.

Per il video servizio:https://youtu.be/-enC0ekd-ws