In questi anni, i dati relativi alla prevalenza di malattie infiammatorie croniche intestinali si sono attestati intorno alle 250mila persone. Tuttavia, da inizio anni 2000, la prevalenza rileva un incremento e una diversa diffusione. Si è sempre trattato di patologie tipiche dell’età giovanile, con un picco di esordio nella fascia tra i 15 e i 30 anni. Sono però in aumento i casi in età pediatrica e in popolazioni prima interessate solo marginalmente, come i soggetti con più di 60 anni e coloro che si sono trasferiti in Europa da Paesi africani, dove queste patologie immunomediate sono inesistenti. “Sono in corso molteplici studi, anche nel nostro Paese, per capire quali siano i fattori di rischio di queste malattie, oltre a una predisposizione genetica dell’individuo – sottolinea Ambrogio Orlando, Comitato educazionale IG-IBD e responsabile dell’unità operativa Mici degli ospedali riuniti Villa Sofia Cervello di Palermo –. Inizialmente, si è ipotizzato che questo incremento di casi fosse legato a un affinamento delle tecniche diagnostiche e a una maggiore attenzione dei clinici verso queste patologie. Tuttavia, successivamente questa ipotesi è stata smentita, accertando un reale incremento nel dato di incidenza. Le ragioni precise non sono note: si fanno solo delle ipotesi, come quello dell’abuso e di misuso degli antibiotici che in soggetti predisposti potrebbe aver determinato alterazioni del microbiota intestinale facendo prevalere alcuni batteri che avrebbero determinato un cambiamento del pattern antigenico della mucosa intestinale su cui poi l’organismo ha poi instaurato degli anticorpi che hanno costituito il primo momento del meccanismo patogenetico alla base delle lesioni che originano queste malattie”.

Gli esordi in età infantile

Dagli anni ’50 in poi si è assistito a un progressivo aumento delle MICI nel mondo occidentale e industrializzato, che colpivano soprattutto i giovani adulti. Negli ultimi 20 anni l’esordio si è spostato progressivamente in età pediatrica. “L’aumento della prevalenza e dell’incidenza delle Mici nella popolazione pediatrica è un dato evidente – spiega Paolo Lionetti, professore di pediatria e responsabile della struttura complessa gastroenterologia e nutrizione dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze –. Il 20-25% dei casi esordisce in età pediatrica o adolescenziale. In particolare, in Italia, i dati del registro della Società di gastroenterologia pediatrica hanno messo in evidenza il progressivo aumento di queste malattie, che spesso esordiscono tra gli 8 e i 12 anni, ma l’impressione è che alcuni casi stiano anticipando fino ai 3-5 anni. Questo nuovo scenario pone problemi inediti. Il 30-40% dei bambini affetti da malattia di Crohn soffre di problemi di crescita; inoltre, il quadro clinico può essere dominato da manifestazioni extra intestinali che possono portare a un ritardo delle diagnosi. Nel caso della colite ulcerosa, invece, vi è una maggiore prevalenza di pancoliti, ossia una patologia che colpisce tutto il colon e il retto, non solamente una parte. Proprio per questo sono state varate delle linee guida pediatriche ad hoc ed è fondamentale una costante collaborazione tra pediatri e gastroenterologi. “Le cause di questo incremento di diagnosi in età infantile non sono note – aggiunge il professor Lionetti -. Come per tutte le malattie immunomediate, vi è una predisposizione genetica su cui intervengono dei fattori ambientali. Tra questi, vi può essere la dieta tipica del mondo occidentale con alimenti che favoriscono l’’infiammazione e modificazioni del microbiota intestinale”.

Per il video servizio:https://youtu.be/Xlgn09VyRJg