Coinvolgere i medici di famiglia nell’emersione della violenza sulle donne. È questa una delle proposte emerse dal webinar “La salute delle donne dal punto di vista delle donne”, organizzato a Firenze da Koncept, nell’ambito dell’attività della Community Donne protagoniste. Punto di partenza della giornata di lavoro, guidata dalla coordinatrice della Community, Monica Calamai, la convinzione che “l’accesso alle cure e all’assistenza da parte delle donne sia sostanzialmente differente da quello degli uomini per motivazioni sociali e situazioni culturali diverse”. Per questo sono stati organizzati sei tavoli di lavoro, composti da professioniste e manager del settore della sanità, che hanno analizzato vari aspetti della salute con un’ottica “femminile”: dalla lotta ai tumori alle malattie autoimmuni, dalla salute mentale a una diversa organizzazione del sistema sanitario nazionale. Proprio a proposito dell’assetto del Ssn, è stato evidenziato che la mancanza di un approccio multidisciplinare è un punto di debolezza. Invece, è la proposta, occorrerebbe prevedere la multidisciplinarietà fin dalla fase di formazione degli operatori sanitari. Necessari anche percorsi dedicati per la presa in carico della donna nelle varie fasi della vita. Tra le altre possibili innovazioni, la nascita dell’infermiere di comunità e lo sviluppo di competenze specifiche circa i bisogni di salute delle donne un’ottica di benessere.
Attenzione ai giovani
Grande attenzione deve essere poi data ai giovani, in particolare dopo la pandemia che ha messo a dura prova i ragazzi, sia dal punto di vista fisico che psichico. Per questo i pediatri di libera scelta, in occasione nei controlli di sviluppo, potrebbero essere affiancati da un team, con la presenza, ad esempio, di un fisioterapista, un logopedista, uno psicologo dell’età evolutiva per individuare tempestivamente eventuali fragilità su cui intervenire. Per quanto riguarda le cure oncologiche, emerge con forza la mancanza di omogeneità tra le varie regioni nella cura. Occorrerebbe quindi implementare il digitale in maniera omogenea su tutto il territorio, creare percorsi dallo screening al fine vita completamente interconnessi, personalizzare i percorsi. “Serve un cambiamento anche culturale – ha sottolineato Monica Calamai, direttrice della Ausl di Ferrara -, con formazione, educazione e informazione. A questo, però, si devono affiancare nuovi modelli organizzativi e di governance. Cercheremo di incidere, con proposte concrete, nei confronti dei ministeri competenti. Dopo la presentazione, in Senato, delle nostre proposte per il rinnovamento del Sistema sanitario l’attività della Community continua per far sentire la voce e il contributo delle donne”.