“L’Ipcei (Important projects of common european interest) è uno strumento adottato dalla Commissione nel 2014, l’unico strumento attuale europeo per permettere aiuti di Stato. Il 25 novembre la Commissione europea ha modificato i criteri per l’adozione di questo strumento chiedendo più trasparenza e incisività agli Stati, di favorire la partecipazione delle piccole e medie imprese e infine ha identificato come obiettivo strategico quello di accelerare la transizione green e quindi tutte le tecnologie pulite”. Lo ha detto nel suo intervento introduttivo Paola Testori Coggi presidente Alisei durante l’evento organizzato dal Centro studi americani ed Edra “Investire in Italia per essere competitivi: Ipcei Health e gli strumenti di sviluppo nel settore farmaceutico”, coordinato da Beatrice Lorenzin. Su questo tema però “siamo in ritardo” ha sottolineato Giovanni Tria, consigliere del ministro dello Sviluppo economico: “La questione vera è che non ci sono progetti per gli Ipcei, manca un attore centrale, forte e operativo, che gestisce i fondi e credo che ad assumere questo ruolo debba essere il Mise”.

Investire di più sulla salute è il tema cardine dei convegni promossi al Centro studi americani da Beatrice Lorenzin coordinatore Health & Scienze Bridge Csa: “lo scopo è infatti quello di portare il tema della salute nel suo complesso al centro dell’agenda politica italiana. Il sistema salute – spiega Lorenzin – produceva prima, durante la crisi economica, circa il 12% del Pil, oggi può diventare uno degli elementi trainanti per il futuro”. Sulla necessità degli investimenti ha concordato anche Martina Nardi, presidente della Commissione attività produttive alla Camera: “Se la pandemia ci ha insegnato delle cose ci ha ricordato che abbiamo bisogno di più salute, di una salute diversa, più radicata nei territori, ma dobbiamo avere anche un’autosufficienza dal punto di vista farmaceutico, per far questo il Paese deve investire in maniera seria sull’industria farmaceutica”. Serve però una visione chiara di lungo periodo, anche l’Aifa spiega il presidente Giorgio Palù può fare la sua parte ma oggi “l’Agenzia italiana del farmaco ha esaurito il fondo del 5%, è rimasta con solo 2 milioni per le ricerche applicate”. Il Pnrr è un’attività da non sprecare. L’Italia deve giocare un ruolo centrale. Abbiamo un compito: quello di essere attrattivi verso gli investimenti, soprattutto verso quegli investimenti che sono strategicamente importanti per la crescita e la sicurezza e credo la farmaceutica abbia tutti i requisiti per entrare in questa categoria” ha concluso Massimo Scaccabarozzi, presidente Farmindustria.