“Sono assolutamente d’accordo con la decisione presa dal governo, come sono d’accordo gli italiani, che per il 90% hanno detto sì alla vaccinazione. È un momento di riconoscimento importante a chi si è vaccinato, che lo ha fatto anche per consentire al nostro Paese di riprendere nel modo più rapido la vita, a garanzia di tutti”. Lo ha detto Giampietro Briola, presidente dell’Avis, intervistato nel corso di ON.E., Giornate dell’ematologia e dell’onco-ematologia, organizzate oggi da Koncept. “L’esperienza di questi mesi – ha aggiunto – ci dimostra che la vaccinazione è fondamentale ed è l’unica unica strategia possibile per combattere il Covid. Il vaccino salvaguarda chi è vaccinato, che non si ammala o se si ammala non ha gravi conseguenze, dunque sì alla vaccinazione e alla terza dose soprattutto per anziani e fragili che hanno patologie, ma anche per i bambini, che sono quelli che hanno dimostrato, dopo l’inizio della scuola, di essere anche essi portatori del virus e di fare circolare la possibilità di infezione. Noi la consigliamo a tutti i donatori che, per senso di responsabilità e senso civico, devono essere i primi a dimostrare che questo è un gesto importante”. Per quanto riguarda le donazioni, ha sottolineato Briola, “Avis dà indicazione di venire a donare perché le richieste di sangue sono aumentate anche se la generosità dei donatori non è mancata. Abbiamo aumentato del 4-5% il numero donazioni, ma chiediamo un ulteriore sforzo perché i prossimi mesi comunque necessiteranno di sangue, plasma, piastrine”.

Vaccini e risposta immunitaria

Anche Alberto Bosi, presidente della sezione di Firenze di Ail, l’Associazione italiana contro le leucemie, ha sottolineato l’importanza dei vaccini. “Dobbiamo rassicurare sulla vaccinazione – ha sottolineato – che è importante. Devono essere convinti che solo la vaccinazione può aumentare la risposta immunitaria, quindi ben venga la prima, la seconda e anche la terza dose”. Nella pandemia, ha spiegato, “Ail ha continuato a operare in maniera piena, continuando a finanziare studi e ricerche, perché la ricerca italiana si basa molto proprio sull’attività del terzo settore”. “Per l’oncoematologia il Covid è stato un trauma per mancate terapie, mancate diagnosi o diagnosi ritardate. Ora bisogna recuperare rapidamente le liste di attesa”, ha sottolineato dal canto suo Annalisa Scopinaro, presidente di Uniamo – Federazione Italiane Malattie Rare, che rivolge poi un appello: “È assolutamente necessario procedere con le vaccinazioni per tutti i pazienti per cui è indicato. Anche perché, dal momento che non si sono vaccinati tutti, il virus ha avuto modo di variare e questo ha fatto sì che la copertura delle prime vaccinazioni fosse meno forte: la terza dose è quindi assolutamente necessaria. I vaccini non proteggono solo chi li fa ma i pazienti fragili che con il Covid avrebbero un decorso infausto. Bisogna mettere da parte gli egoismi personali”.  Per quanto riguarda la vaccinazione dei bambini, che dovrebbe iniziare a fine dicembre, “io mi fido di Aifa ed Ema, che non hanno mai preso decisioni contro la salute dei pazienti. I bambini fanno vaccinazioni dai primi giorni di vita, non vedo quali controindicazioni potrebbero esserci. In questo momento i bambini sono la fascia debole e ci sono piccoli fragili, con patologie oncologiche o malattie rare. È assolutamente necessario procedere anche con loro”. 

Oncoematologia e cure

Nel corso di ON.E. i maggiori esperti italiani di ematologia e oncoematologia si sono confrontati per fare il punto sullo stato dell’arte delle cure. Tra i temi trattati ci sono state le malattie linfoproliferative, la gestione del mieloma, le neoplasie mieloidi, le reti in ematologia, terapie innovative come Car-T, che stanno dando risultati importanti nel trattamento di pazienti che non avevano più risposte con altre terapie. A questo proposito, il professor Paolo Corradini, titolare della cattedra di ematologia dell’Università degli Studi di Milano, ha presentato i primi dati di uno studio italiano, che riguarda i centri in cui già si utilizzano le terapie Car-T. Su 191 pazienti infusi, con una età media 53 anni, c’è stata una risposta completa del 44% e non ci sono state vittime a causa di tossicità. “Sono trattamenti salvavita, le risposte complete durano e le tossicità sono diventate molto maneggevoli”, ha spiegato Corradini. “Oggi con le nuove terapie – ha riferito infine Alessandro Maria Vannucchi, professore ordinario di ematologia dell’Università di Firenze – cerchiamo di colpire in modo molto specifico e selettivo le cellule ‘malate’, a differenza di quanto avveniva con la vecchia chemioterapia. Lo sviluppo di queste terapie significa anche la necessità di utilizzare un linguaggio comune e quindi la rete è il concetto dominante e vincente per portare avanti la medicina di precisione, che ha grandissimi obiettivi, grandi difficoltà, perché questi sono farmaci innovativi, e grandi costi”.