Le diverse espressioni sonore e musicali non sono un accessorio marginale. Spesso costituiscono parte fondamentale di un bagaglio minimo, sono la sintesi di una cultura di popolo, diventano strumento per restare al mondo. Motore ideale dell’incontro promosso oggi dal dipartimento di lettere e filosofia dell’Università di Trento è l’ascolto reciproco. Uno scambio che vedrà partecipi le etnomusicologhe italiane che in anni recenti si sono dedicate con maggiore impegno alla tematica (Serena Facci e Fulvia Caruso), insieme a due giovani ricercatrici (Antonella Dicuonzo e Thea Tiramani) invitate a illustrare le loro esperienze di indagine sul territorio regionale, in dialogo con musicisti Sinti e Sikh. La giornata di seminari è parte del ciclo “Il terzo suono: dialoghi al crocevia delle tradizioni orali” promosso dal dipartimento di lettere e filosofia dell’Università di Trento nell’ambito nella programmazione del CeASUm, Centro di alti studi umanistici e in particolare del SUmMit, Laboratorio di studi umanistici sugli scambi culturali in e con la Mitteleuropa.

L’etnomusicologia

“La giornata di studi – commenta Guido Raschieri, responsabile scientifico e ricercatore di etnomusicologia UniTrento – vuole puntare l’attenzione sulla realtà multiculturale della nostra società contemporanea. L’istantanea non può che essere stimolata dai conflitti lontani e più vicini, processi migratori e drammi umani a cui assistiamo.  Allo stesso tempo l’accoglienza e il dialogo interculturale si scontrano con rinnovati confini di terra e identità. In questo quadro le diverse espressioni sonore e musicali non sono un accessorio marginale. Spesso costituiscono parte fondamentale di un bagaglio minimo, sono la sintesi di una cultura di popolo, diventano strumento per restare al mondo”. Il programma nasce da una attività di ricerca e di didattica nel campo disciplinare dell’Etnomusicologia, che si è sviluppata e consolidata negli ultimi anni presso il dipartimento di lettere e filosofia. Lo specifico appuntamento, dedicato al tema delle espressioni musicali in relazione alle minoranze etnico-culturali e ai fenomeni migratori, nasce nella prospettiva di costituire un possibile osservatorio permanente, nel nome di una collaborazione fattiva fra Università e territorio, nelle diverse componenti istituzionali e sociali.