“Oltre ai costi diretti, bisogna considerare anche quelli indiretti”. È quanto fa notare Francesco Saverio Mennini, professore di economia sanitaria e economia politica presso l’università degli Studi di Tor Vergata di Roma e presidente SIHTA, intervenendo all’incontro “Salute mentale in Regione Lazio – Team multidisciplinare e prospettive future”, patrocinato da SIFO (Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici delle Aziende Farmaceutiche) e con il contributo non condizionante di Otsuka e Lundbeck. “I disturbi psichiatrici – sottolinea – impattano notevolmente dal punto di vista economico, perché vanno a gravare sui nuclei famigliari all’interno dei quali sono inserite le persone che ne soffrono, sul sistema previdenziale e naturalmente, a cascata, sul Pil: ad esempio, con riferimento alla schizofrenia, i costi indiretti sono superiori a quelli diretti e arrivano a toccare 1,5 miliardi di euro”.

Persistenza lifetime 

“Nel caso dei disturbi psichiatrici si assiste spesso a una persistenza lifetime, il che significa che chi ne soffre mantiene per tutta la vita le caratteristiche che ne possono impedire per esempio la regolarità lavorativa oltre che lo svolgimento di tipiche azioni quotidiane. Questo dato che può far paura, è in realtà anche un dato positivo – evidenzia Mennini – perché racconta la funzionalità di un Servizio Sanitario Nazionale e, soprattutto, di un sistema previdenziale che funzionano, dall’altra parte però impone necessariamente una riflessione su quanto siano necessari nuovi percorsi di presa in carico, affinché le persone possano contare su un accesso precoce ai trattamenti così da ottenere una buona qualità della vita. Come? Ad esempio, grazie alle terapie domiciliari e territoriali che garantiscono un miglior percorso di cura rispetto a una condizione di ricovero, e che allo stesso tempo sgravino il sistema (sanitario e sociale) da costi importanti”, conclude.