Vaccinare i bambini non per proteggere gli adulti ma “per loro tutela personale”. La presidente della Società italiana di pediatria, Annamaria Staiano, non ha dubbi sulla bontà della campagna di immunizzazione per la fascia 5-11 anni. “Anche per loro non si possono escludere manifestazioni severe del covid – dice mettendo in luce come dall’inizio della pandemia ci siano stati circa 750mila bambini che hanno contratto l’infezione e 35 sono morti”. Un altro aspetto da non sottovalutare secondo la dottoressa è quello relativo alla protezione dei bimbi più fragili e che vivono comunque a stretto contatto con i loro coetanei a partire dall’ambito scolastico. Per quanto riguarda i trial “quello di Pfizer ha coinvolto 4.500 bambini mentre quello di Moderna, in fase di conclusione, è ancora più grande. Si è dimostrata l’efficacia con mini effetti collaterali”, rileva Staiano. La Società italiana di pediatria sul sito intanto ha attivato una pagina di faq dove si trovano le risposte ai dubbi più frequenti dei genitori e c’è fiducia su una “buona adesione” da parte delle famiglie. “Abbiamo visto quanto accaduto con i ragazzi dai 12 ai 19 anni dopo un po’ di perplessità iniziale, ora ci stiamo avvicinando al 70%”, il pensiero della presidente. Prima dell’inizio della campagna, che negli Usa è già partita, si attende il via libera di Ema e di Aifa ma Staiano indica come “molto sicura” la data di inizio gennaio. Ancora da definire, invece, le modalità di somministrazione, per le quali saranno approntati dei tavoli tecnici appositi. Il sottosegretario al ministero della Salute, Pierpaolo Sileri, “da medico” si augura che “almeno la metà dei 3,2 milioni di italiani tra i 5 e gli 11 anni, si vaccini perché il Covid è meglio non prenderselo, a nessuna età”. Allo stesso tempo l’esponente del M5S non nasconde di aspettarsi “una resistenza” da parte dei genitori. E proprio sotto questo aspetto il lavoro dei pediatri di fiducia sarà fondamentale. Sulla vaccinazione in età pediatrica però la comunità scientifica non parla con voce univoca. Fra i dubbiosi, non tanto sull’efficacia quanto sull’opportunità, c’è il direttore dello Spallanzani, Francesco Vaia secondo cui “se un bambino ha già di suo delle altre patologie gravi, conviene vaccinarlo, per proteggerlo da un virus che, associato ad altre malattie, può rivelarsi grave”. Ma qualora si tratti di un bambino sano “non vedo la necessità”.