A novembre del 2020 l’ospedale Cotugno di Napoli, nel reparto Covid guidato dal Giuseppe Fiorentino, primario del reparto di pneumologia, aveva iniziato la supplementazione della L-Arginina nella terapia standard nei pazienti Covid ricoverati in sub-intensiva, mosso da un’intuizione e dal supporto di pubblicazioni scientifiche che avvaloravano la tesi che questa molecola svolga un ruolo fondamentale nella funzione endoteliale ed immunitaria. “Il Covid-19 non è solo una semplice polmonite – spiega il professor Fiorentino – ma un’infezione multi-organo che attacca in particolare l’endotelio. Non è un caso, infatti, che i molti pazienti che abbiamo visto da novembre ad oggi ricoverati in sub-intensiva al Cotugno, soffrissero di danni all’endotelio, pur mostrando una buona saturazione, ma una bassa concentrazione di ossigeno.”

Il ruolo della L-Arginina

La L-Arginina è un amminoacido fondamentale per la produzione di livelli adeguati di ossido nitrico nell’endotelio vascolare, indispensabile per la regolazione del flusso sanguigno e per la vasodilatazione. Esistono prove concrete che la disfunzione endoteliale sia uno dei principali meccanismi alla base dello sviluppo della patologia grave da Covid-19. Tuttavia, nessuno studio clinico aveva fino ad oggi dimostrato che un intervento mirato a migliorare la funzione endoteliale potesse essere effettivamente utile a migliorare il decorso dei pazienti affetti da questa malattia. “Sulla base delle evidenze scientifiche a supporto e degli iniziali riscontri positivi ottenuti dalla supplementazione di L-Arginina nella terapia Covid, abbiamo sentito l’esigenza di dare inizio ad uno studio clinico, che ne dimostrasse l’effettiva efficacia – afferma Fiorentino. “Questo studio si è posto come obiettivo primario la valutazione della riduzione del supporto respiratorio nei pazienti ricoverati in sub-intensiva e affetti da Covid severo non associato a linfocitopenia”.

Lo studio

Lo studio, randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo, che nella sua analisi ad interim ha determinato l’arruolamento di 100 pazienti, ha evidenziato come già dopo 10 giorni dall’inizio della somministrazione, il trattamento con due flaconcini al giorno di Bioarginina (ciascuno contenente 1.66 grammi di L-arginina libera da Sali) determini una riduzione del supporto respiratorio in oltre il 70% dei pazienti trattati, con un deciso miglioramento della funzionalità respiratoria. Questo ha comportato anche una riduzione nei tempi di degenza: 25 giorni rispetto a 46 di degenza media dei pazienti in trattamento con il placebo. “La ridotta permanenza in ospedale significa inoltre una minore esposizione ad ulteriori infezioni – continua il professor Fiorentino – poiché la L-Arginina agisce sia sulla risposta immunitaria che infiammatoria”. Inoltre, i benefici nel miglioramento della funzione endoteliale hanno avuto dei risvolti positivi anche nel lungo periodo, nei soggetti affetti da Long Covid. “Abbiamo notato che tra i pazienti che avevano assunto L-Arginina, anche l’astenia si era marcatamente ridotta”. La dimostrazione, sia pur preliminare visto che lo studio è ancora in corso, che due flaconcini al giorno di Bioarginina per via orale in aggiunta alla terapia standard in pazienti ospedalizzati per Covid-19 possano migliorare sensibilmente il decorso della malattia da Covid-19 è di particolare importanza vista la penuria di trattamenti disponibili in questo tipo di pazienti e rappresenta una nuova frontiera per una gestione migliore dei pazienti Covid-19 basata su un solido razionale fisiopatologico. Lo studio condotto dall’ospedale Cotugno di Napoli, in collaborazione con l’Università Federico II e l’Albert Einstein College of Medicine di New York City, è stato pubblicato sulla testata di libero accesso di The Lancet.