“Se da un lato la pandemia ha danneggiato i 16-17enni perchè ha sottratto loro un anno fondamentale, in cui in genere si fanno le prime esperienze sessuali dall’altro sembra averli responsabilizzati e resi più attenti alle malattie sessualmente trasmissibili, all’uso del preservativo e alla scelta di partner stabili. I dati mostrano che solo un terzo dei giovani, circa il 35 per cento, dichiara di essere abbastanza informato. Solo il 10 per cento ha dichiarato di avere un partner stabile, ma il 27,5 per cento ha avuto un rapporto sessuale completo. Internet è la prima fonte informativa per uno su due, seguito dagli amici. Appena il 5 per cento degli adolescenti afferma di avere ottenuto informazioni sul sesso da medici. E’ raddoppiata nell’ultimo anno anche la quota dei ragazzi che ammettono di sentirsi soli e insoddisfatti. E’ un problema che riguarda soprattutto i maschi. I ragazzi difficilmente, praticamente mai, si rivolgono all’andrologo”. Lo ha detto il professor Alessandro Palmieri, professore di Urologia all’università Federico II di Napoli e presidente della Società italiana di andrologia a congresso a Riva del Garda, in Trentino, dove è stato presentato uno studio che ha coinvolto 80 tra ragazzi e ragazze di 16 anni per scandagliare il rapporto tra sessualità e adolescenza al tempo del Covid.