Le malattie infiammatorie croniche intestinali (Malattia di Crohn e colite ulcerosa) colpiscono circa 250 mila persone in Italia, spesso nella fase giovanile se non addirittura in età pediatrica. Ciò significa che sono altamente invalidanti, impedendo ai pazienti un regolare svolgimento della loro vita scolastica, universitaria, lavorativa. Negli ultimi anni si è assistito a una continua evoluzione dei farmaci per queste patologie. Alcune terapie biologiche ormai sono definitivamente entrate nell’uso comune; in questa fase si sta lavorando sul miglioramento del sequenziamento dei farmaci in virtù della varietà raggiunta e su un impiego più efficiente di alcuni di questi per permettere una più semplice fruibilità.
La novità di Infliximab
Proprio in favore di un’organizzazione più semplice per i pazienti e di un alleggerimento della pressione sugli ospedali arriva la Determina di AIFA n. DG/681/2021 del 10 giugno, che rende disponibile in Italia per iniezione sottocutanea (SC) oltre che per via endovenosa (EV) il farmaco biosimilare a base di infliximab prodotto dalla coreana Celltrion Healthcare. Questa terapia è indicata in diversi casi: anzitutto, per il trattamento della malattia di Crohn in fase attiva, di grado da moderato a severo, in pazienti adulti che non abbiano risposto nonostante un trattamento completo ed adeguato con corticosteroidi e/o immunosoppressori, o in pazienti che non tollerano o che presentano controindicazioni mediche per le suddette terapie. In secondo luogo, per il trattamento della malattia di Crohn fistolizzante in fase attiva, in pazienti adulti che non abbiano risposto nonostante un ciclo di terapia completo ed adeguato con trattamento convenzionale (inclusi antibiotici, drenaggio e terapia immunosoppressiva). Infine, per il trattamento della colite ulcerosa in fase attiva, di grado da moderato a severo, in pazienti adulti che non hanno risposto in modo adeguato alla terapia convenzionale inclusi corticosteroidi e 6-mercaptopurina (6-MP) o azatioprina (AZA), o che risultano intolleranti o presentano una controindicazione medica a queste terapie.
La formulazione sottocutanea
Infliximab diventa così l’unico medicinale biologico appartenente alla classe degli inibitori del fattore di necrosi tumorale alpha (anti-TNFα) disponibile in duplice formulazione EV ed SC, offrendo pertanto maggiori opzioni e flessibilità di trattamento. “Questo nuovo tipo di somministrazione permette ai pazienti di ottenere diversi vantaggi – sottolinea il professor Silvio Danese, responsabile del Centro di ricerca e cura per le malattie infiammatorie intestinali (IBD) presso l’Humanitas Research Hospital di Rozzano, Milano –. Anzitutto, aumentano le opzioni di trattamento disponibili e si facilita la somministrazione che diventa più pratica. In secondo luogo, l’autosomministrazione di infliximab SC permette una maggiore flessibilità e capacità per l’uso a domicilio, con relativo impatto sulla qualità di vita dei pazienti. Inoltre, l’approccio a dose fissa è semplice e pratico e può ridurre il rischio di errori terapeutici. Infine, vi è un’ottimizzazione delle risorse, di grande rilievo nel contesto pandemico, poiché si riducono gli accessi ospedalieri e conseguentemente le probabilità di contagio, oltre che tempi e costi normalmente richiesti per il trattamento effettuato in day hospital”. “L’impatto sulla qualità di vita di un paziente costituisce un parametro fondamentale per stabilire il valore di un farmaco. Non basta più la determinazione dell’efficacia clinica – sottolinea Salvatore Leone, direttore generale AMICI Onlus – Per questo motivo, AMICI accoglie con favore l’arrivo, con questa modalità di somministrazione, di un farmaco che nel corso degli anni ha garantito degli ottimi risultati clinici, permettendo ai pazienti di vivere la loro vita il più possibile liberi dai sintomi, ma anche di ridurre il rischio di complicazioni e il ricorso a interventi chirurgici nel più lungo termine. Avere una somministrazione sottocutanea permette di implementare una soluzione con notevoli vantaggi tra cui il miglioramento della qualità di vita, una riduzione dei costi diretti e indiretti (basti pensare al costo che il paziente deve sostenere per recarsi in ospedale e quelli relativi alla perdita di produttività per andare in ospedale per l’infusione) e un’ulteriore soluzione a disposizione dei medici che assistono i pazienti con malattie infiammatorie croniche dell’Intestino”.
Le modalità di somministrazione
La nuova somministrazione sottocutanea deve essere iniziata come terapia di mantenimento 4 settimane dopo l’ultima somministrazione di due infusioni endovenose di infliximab da 5 mg/kg somministrate a 2 settimane di distanza. I pazienti già in terapia di mantenimento con infliximab per via endovenosa possono passare alla nuova formulazione a partire da 8 settimane dopo l’ultima infusione. La dose raccomandata in formulazione sottocutanea è 120 mg una volta ogni 2 settimane. Dopo aver ricevuto una formazione adeguata nella tecnica di iniezione sottocutanea, i pazienti possono eseguire da soli a casa l’iniezione.
Per il video servizio: https://youtu.be/zQUsv3MRlFE