Due anni fa era solo un’idea. Oggi è diventata realtà, con il supporto delle Nazioni Unite. La fondazione Edmund Mach di Trento ha infatti documentato nel primo atlante al mondo tutte le vie di migrazione degli ungulati. Un progetto che, nella sua fase di realizzazione, ha richiamato in Trentino un centinaio di studiosi e biologi della conservazione provenienti da ogni parte del pianeta. “La disponibilità di un atlante mondiale delle migrazioni – spiega Francesca Cagnacci del centro di ricerca e innovazione della fondazione Mach – permetterà di identificare le aree e i corridoi di passaggio degli ungulati durante questi importanti movimenti. Scienziati e decisori avranno uno strumento rapido e dinamico per sviluppare e adottare soluzioni di mitigazione che possano preservare il fondamentale comportamento migratorio degli ungulati. Grazie all’atlante, si potranno ad esempio localizzare i punti chiave dove costruire ponti verdi sulle grandi vie di comunicazione, o aprire recinzioni durante il periodo migratorio ed ancora connettere aree di protezione con corridoi verdi”. Nell’atlante vengono identificati spostamenti di centinaia di chilometri come quelli della gazzella della Mongolia o della saiga in Asia, della gazzella di Thompson e degli gnù in Africa, o delle renne e caribou nell’Artico, che sono però interrotti e limitati da arterie stradali di nuova costruzione, da impianti estrattivi o da recinzioni di confine. “Per molti ungulati non si conoscono ancora le vie di migrazione – continua Cagnacci –  che rischiano così di scomparire ancor prima di essere tracciate. Anche il Trentino offre spunti importanti con il tipico cervo rosso, capace di spostamenti di molte decine di chilometri in pochi giorni all’interno del parco dello Stelvio”.