Come misurare con certezza il distanziamento sociale anche sul posto di lavoro? La risposta arriva dal Trentino, dai laboratori del dipartimento di Ingegneria e Scienze dell’informazione dell’Università di Trento e del Centro digital society della Fondazione Bruno Kessler. Janus è infatti il sistema che permette di monitorare in tempo reale, con grande accuratezza e bassi consumi, la distanza fra i dispositivi indossati da persone oppure piazzati su macchinari in movimento o altri oggetti potenzialmente pericolosi. Ciò consente di monitorare il distanziamento sociale ma anche di aumentare la sicurezza sul lavoro, riducendo i rischi per le persone.

I dispositivi Janus sono senza fili, piccoli come una carta di credito, estremamente precisi e garantiscono l’alimentazione delle batterie ricaricabili per svariati mesi. Possono essere indossati al collo direttamente e in pochi secondi dagli operatori, agganciati alla cinta o più semplicemente inseriti in un portafoglio. Il dispositivo rileva la posizione con un margine di errore inferiore ai dieci centimetri e può inviare alla piattaforma di controllo un sistema di allarme a vibrazione, luminoso oppure sonoro. Il tutto rispettando la riservatezza dell’utente perché i dati personali non vengono rilevati. A decidere di investire nello sviluppo su base industriale di questa tecnologia è Reply, società italiana di consulenza, system integration, applicazioni di digital services, specializzata nella progettazione, implementazione e manutenzione di soluzioni Internet e sulle reti sociali. A inizio giornata, il personale indossa il badge. Questo avvertirà chi lo indossa in caso di superamento delle soglie di rischio impostate, attraverso un segnale visivo e sonoro. L’elevata precisione della rilevazione impedisce i falsi contatti, consentendo quindi al personale di operare in sicurezza. I dati raccolti, completamente anonimi, sono poi resi disponibili, in modo separato per ogni impianto, per poter ricostruire, in caso fosse necessario, la catena dei contatti.