Sono 213.052, secondo i dati AIFA, i pazienti affetti dal virus dell’Epatite C “avviati” al trattamento. Un numero importante, ma che stride se confrontato con i 193.815 trattamenti avviati al 7 ottobre 2019. Il basso incremento di poco meno di 20 mila unità in un anno evidenzia il rallentamento provocato dalla pandemia, che ha messo in discussione l’obiettivo di eliminazione dell’Epatite C entro il 2030 fissato dall’OMS: un risultato forse ancora possibile, soprattutto grazie all’innovazione garantita dai nuovi farmaci antivirali ad azione diretta (DAA), che permettono di eradicare il virus in maniera definitiva, in tempi rapidi e senza effetti collaterali. Ancora prima dei trattamenti, devono essere realizzati gli screening, fondamentali per scovare il “sommerso” di coloro che non sanno di aver contratto il virus, che si stima tra i 200 e i 300 mila soggetti.

La situazione dei pazienti cirrotici

L’infezione da HCV può provocare complicanze anche fatali come la cirrosi e il tumore epatico. In Italia vi sono almeno 200 mila pazienti con cirrosi epatica, dovuta nel 50% dei casi proprio all’HCV (il resto 20% alcool, 20% NAFLD, 10% HBV). Ne muoiono almeno 20 mila per anno, di cui la metà per lo sviluppo di un carcinoma epatocellulare che si sovrappone alla cirrosi. “Il trapianto epatico è una risorsa salvavita per questi pazienti se in fase avanzata, ma è applicabile, per età o per altre comorbidità e in ogni caso per disponibilità di organi, per 1 paziente ogni 20 che muoiono di cirrosi – spiega il professor Antonio Craxì, ordinario di Gastroenterologia presso l’Università degli Studi di Palermo –. Le terapie antivirali stanno significativamente riducendo la mortalità per HCV e HBV, anche se non cancellano il rischio di cancro. I numeri totali della cirrosi rimangono immutati perché aumenta la mortalità da NAFLD. Lo screening per HCV, finanziato con 71,5 milioni dovrebbe consentire il completamento dei programmi di eradicazione di HCV. La pandemia ha tuttavia rallentato in maniera assai significativa l’avvio del programma e in ogni caso delle terapie anti-HCV. Si calcola che un ritardo di un anno nella cura per l’epatite C peserà fra 5 anni in aumento di circa 7 mila morti per cirrosi da HCV, solo per l’Italia”.

Per il video servizio: https://youtu.be/-GtSGfoOOW4