“Il criterio di storicità è da consegnare, appunto, alla storia. Non capiamo perché gli agricoltori di alcune regioni debbano continuare ad avere più risorse rispetto a quelli di altre regioni. Basti pensare che con i cosiddetti criteri storici difesi da solo 6 Regioni su 21, considerando le province autonome, queste regioni (Sicilia, Basilicata, Calabria, Umbria, Puglia e Campania) hanno percepito negli ultimi 20 anni il 48% dei fondi del secondo pilastro assegnati all’Italia. Solo la Sicilia ha avuto una disponibilità per il periodo 2014-2020 per il psr di 2.2 miliardi di euro, pari al doppio di quello Lombardo. Il tutto mentre con la convergenza interna le regioni del centro nord storicamente dotate di titoli più ampi hanno progressivamente visto i propri stanziamenti equilibrarsi a quelli del resto del Paese: il portafoglio titoli delle aziende lombarde dal 2014 al 2020 è diminuito di 150 milioni di euro. Chiediamo pertanto di fare lo stesso anche per i fondi del Piano di sviluppo rurale”. Lo ha detto l’assessore regionale lombardo all’Agricoltura, Fabio Rolfi, in merito alle ipotesi di riparto delle risorse FEASR per il biennio di transizione 2021-2022.
“La Lombardia è al fianco del ministro Patuanelli – continua Rolfi – e di altre 14 Regioni e province autonome italiane, di diversi colori politici, che chiedono parametri oggettivi e una ripartizione equa dei fondi europei già nel periodo di transizione 21-22. Questo consentirà al nostro territorio di avere circa 48 milioni di euro in più. Era noto da tempo che il criterio di storicità della spesa, che penalizza fortemente la Lombardia, sarebbe stato archiviato nel 2020. Lo riporta anche il verbale della conferenza dei presidenti che già nel 2014 aveva deciso all’unanimità che la programmazione terminata il 31 dicembre 2020 fosse l’ultima con i cosiddetti criteri storici. In sede di conferenza Stato Regioni abbiamo anche aperto a un passaggio graduale di uscita da questo sistema per cercare una soluzione unanime, ma se da alcune Regioni arriva la chiusura totale al dialogo è giusto che il Ministro faccia una proposta che tenga conto delle istanze di 2/3 delle regioni italiane per non far perdere altro tempo alle aziende agricole italiane che attendono la programmazione delle misure. Le risorse pubbliche vanno ripartite con criteri oggettivi e razionali che tengano conto di indicatori concreti come quello che anche la Lombardia, insieme alle altre regioni, ha proposto per il confronto: produzione lorda vendibile, superficie agricola utile, numero imprese. Sono elementi oggettivi sulla base dei quali ripartire le risorse che sono stanziare dall’Europa per lo sviluppo rurale. Non si tratta di fondi di perequazione, ma risorse destinate allo sviluppo agricolo e quindi il peso oggettivo dei sistemi territoriali deve essere criterio guida del riparto. Il primo passo per vincere le sfide imposte dalla Farm to Fork è quello di stanziare bene le risorse per spendere al meglio i fondi a disposizione. Ricordo che regione Lombardia pesa nel sistema agricolo nazionale per il 13,5% e con questa proposta passa in termini di quota Psr dal 5,3% al 6,2 %, ancora ampiamente inferiore rispetto al suo peso reale”.