Bruxelles presenta il piano d’azione “Europe’s beating cancer” – inserendo nella black list vino e carne – e in Italia scoppia il putiferio. Con i due pilastri dell’agroalimentare pronti a scendere in guerra e a chiamare a raccolta non solo i produttori, ma anche e soprattutto tutte le filiere, la politica e perfino i consumatori. Sì perché, stando alla bagarre esplosa addirittura nei social, l’Europa mettendo nel mirino i simboli del Made in Italy avrebbe indirettamente colpito anche la dieta mediterranea, patrimonio immateriale dell’Unesco. Ma a gettare acqua sul fuoco ci pensa Paolo De Castro, europarlamentare Pd grande conoscitore delle dinamiche comunitarie (già presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Ue) e dell’agroalimentare italiano ed europeo (è stato due volte ministro delle Politiche agricole).

Paolo De Castro, europarlamentare Pd e grande conoscitore delle dinamiche comunitarie.

Sono solo fantasie

“Fermi tutti e nessuno gridi allo scandalo – taglia corto De Castro -. L’Europa non ha messo in campo alcuna azione di disturbo. Né contro il vino né contro la carne, tantomeno contro l’agroalimentare tricolore. Chi di noi non vuole combattere il cancro? Ma da qui a dire che carne e vino sono dannosi per la salute pubblica ce ne passa. Non è intenzione di Bruxelles né proibire il vino e la carne, né etichettarle come sostanze tossiche, perché fanno parte dello stile di vita europeo. Premesso che quello presentato è solo un non paper, cioè un piano d’azione che si tradurrà inatti concreti non prima del 2022 e più probabilmente 2023. In pratica significa che un documento non è una proposta legislativa che, ammesso e non concesso che arrivi, dovrà necessariamente passare per la discussione in Parlamento”.

Modello di consumo

Paolo De Castro rassicura: “Bisogna fare molta attenzione alle declinazioni talebane dei modelli di interpretazione che taluni vogliono far passare come verità assodate. La realtà è, infatti, ben altra cosa. Ciò che tutti, istituzioni e filiere comprese, vogliono è fare capire la cultura della qualità. Questo è da sempre il modello delle produzioni italiane, improntato sulla cultura della moderazione, della sostenibilità e del consumo consapevole. Perché, diciamolo, la qualità è consapevolezza”.

Nervi scoperti

E’ però innegabile che l’agroalimentare italiano ha già i nervi scopertiper la minaccia del francese Nutriscore, l’etichetta nutrizionale a semaforo che – considerando in astratto e in maniera indipendente dalla tipologia di consumo il contenuto di grassi, sale e zucchero – rischia di mettere fuori legge molti prodotti chiave del food & wine italiano e della dieta mediterranea. “Anche sulle etichette nutrizionali bisogna riflettere con calma – dice ancora De Castro -. Il Nutriscore è una proposta francese non della Commissione Ue. L’Esecutivo europeo sta vagliando questa proposta insieme a quella italiana dell’etichetta “a batteria” e a quella dei Paesi nordeuropei dell’etichetta “a serratura”. Anche qui c’è tempo fino alla primavera del 2022. In questi mesi saranno realizzate delle analisi di impatto dei differenti sistemi e saranno acquisiti molti pareri di esperti. Poi la Commissione farà la propria proposta e su quella daremo battaglia per arrivare a un sistema armonizzato che aiuti il consumatore a scegliere e non lo condizioni con un bollino rosso o verde”.