Non chiamateli semplicemente graffiti. Oltre ad essere una delle nuove espressioni di arte, oggi queste opere rivestono, infatti, un ruolo ben più preciso: rappresentano dei veri e propri processi di rigenerazione urbana, tanto da essere al centro delle iniziative politiche e programmatiche per lo sviluppo sostenibile delle città. Nati come espressione di bisogni collettivi dal basso o come risposta delle amministrazioni a evidenti criticità territoriali conseguenti alle lacune progettuali del Novecento, ora questi percorsi mettono in forte relazione i contesti edilizi con i sistemi insediativi e sociali, definendosi come un’aggregazione di progetti e processi complessi e integrati. Obiettivo: avviare la riqualificazione propedeutica alla rigenerazione e l’arte urbana si candida a mezzo fondamentale su cui si basano numerosi metodi, sperimentazioni e casi studio contemporanei. A queste conclusioni è giunto il professor Luigi Pastorelli, direttore scientifico del Gruppo Schult’z.

Il professor Luigi Pastorelli, direttore scientifico del Gruppo Schult’z.

Le analisi numeriche

“Il modello che ho redatto – spiega il professor Pastorelli -, tralasciando l’elevata parte di elaborazione numerica, contrasta con quella che è una vulgata generalmente accettata soprattutto nel nostro Paese: cioè che i graffiti urbani siano esclusivamente un segno di degrado urbano, e come tale debbano essere contrastati con specifiche elevate sanzioni a carico dei writers. Al contrario il modello dimostra l’importanza di guardare la realtà mediante altri punti di vista che permette di ricavare correlazioni impreviste. Queste correlazioni sono state ottenute tramite una specifica applicazione del Teorema di Veblen (redatto dal professore nell’ambito della propria metodica di analisi numerica denominata Law Engineering Risk-LER n.d.r) alle seguenti città che per ragioni accademiche e professionali ho frequentato per diversi periodi. Nello specifico ho considerato: Cracovia; Parigi; Barcellona; Vilnus; Roma”. Attraverso il Teorema di Veblen, il professor Pastorelli ha ricavato un indice numerico elaborato su alcuni parametri statistici quali il rapporto della popolazione tra under ed over 40, presenza di università e centri di ricerca, reddito pro capite, tempo libero a disposizione dei residenti, tasso di disoccupazione giovanile, tasso di partecipazione al progetto Erasmus, presenza in loco di aziende high tech, biotech e pharma.

Il concetto di città pulita

“Al menzionato indice che ho elaborato mediante la sopracitata funzione numerica denominata LER – spiega il professor Pastorelli -, ho applicato uno specifico correttivo, denominato fattore crescente e fattore decrescente ricavati dall’elaborazione numerica di alcune considerazioni. Ad esempio l’atteggiamento contraddittorio delle diverse amministrazioni che da una parte concedono muri e spazi pubblici su cui potere fare graffiti ma al tempo stesso intensificano l’apparato punitivo nei confronti dei writers. Tale atteggiamento però è attuato senza domandarsi cosa s’intende per città pulita. Senza domandarsi al contrario l’elevato impatto causato dalle insegne scatolate di plastica dentro i centri storici. Infine senza chiedersi quando si elimineranno i manifesti che le grandi imprese collocano ovunque sui palazzi. Ho inoltre elaborato la considerazione che i graffiti svalutino gli immobili e la non comprensione del fatto che il graffito urbano è un mix di ribellione e di gesto estetico”.

I risultati città per città

Ecco dunque il risultato città per città. A Cracovia: “Il punto di partenza – spiega il professore – è la presenza di spazi molto grandi in caseggiati o fabbriche abbandonate accessibili a prezzi molto bassi. E’ caratterizzata da un ambiente molto attrattivo ed inclusivo dal punto di vista culturale e sociale. Il movimento artistico che è presente ne è diventato un brand di esportazione. Barcellona è sempre di più un laboratorio dove si stanno creando stili, comportamenti, mode circuiti underground, perfomance improvvise e tutto ciò determina connessioni, dialoghi tra diversi linguaggi e culture. Vilnius è sempre più rifugio di artisti romantici e businessmen alternativi. La città è caratterizzata dalla elevata presenza di giovani e di locali alternativi. Il mix architettonico tra antico e moderno, fà del potenziale creativo un impulso per il turismo e l’economia. Parigi rappresenta un contenitore d’idee, arte, tendenza, e creatività caratterizzato da un ambiente economico, uno spirito urbano che ha come valore di riferimento il successo ma al tempo stesso ama la trasgressione e dà importanza alla cultura, alle competenze. Infine Roma: in cui il caos e l’inefficienza ne sono la norma e riflettono l’immagine di un Paese rassegnato alla mediocrità, caratterizzato da una passività malsana che determinerà ingenti danni al turismo e all’economia”.

Le conclusioni

Quali sono dunque le conclusioni? “Dall’analisi – conclude il professor Pastorelli – ricavo l’assunto che i graffiti urbani sono anche altro rispetto alla considerazione assai diffusa soprattutto in Italia, che li ritiene esclusivamente un fenomeno antropologicamente e sociologicamente sub culturale, ciò in ragione non solo del fatto che mantengono gli aspetti formali e tecnici tipici della decorazione urbana, ma soprattutto sono uno specifico indicatore dell’incentivo a favorire la nascita nel contesto urbano che ne vede la presenza, la comparsa di quelle specifiche condizioni in grado di favorire lo sviluppo di specifica ed elevata innovazione soprattutto nel settore biotech e Itc. Infine il Modello evidenzia che la presenza dei graffiti costituisce una barriera contro la deriva xenofoba ed esclusiva che sta sempre di più caratterizzando il tessuto sociale nelle nostre città in particolare in Italia. Al contrario la diffusione dei graffiti può costituire un efficace argine contro il conformismo culturale ed economico che caratterizza in particolare le nostre città”.