Come confermano gli stessi dati regionali, forniti di recente dall’Istituto regionale di statistica IRES e dall’Osservatorio sulle dipendenze, la legge n.9 del 2016, approvata all’unanimità dal Consiglio Regionale, è stata un traguardo di civiltà che ha posto il Piemonte all’avanguardia nell’attenzione alle persone e alle famiglie più fragili e ne ha fatto un esempio per le altre Regioni.
“Come società civile – scrivono 21 associazioni – avevamo ripetutamente sollecitato e attivamente operato perché si arrivasse a tale provvedimento. Ora si registra che in Piemonte in soli tre anni (2016-2019, prima quindi delle chiusure per Covid) i pazienti in carico ai Servizi Sanitari sono diminuiti del 20% e i giocatori a rischio sono divenuti in proporzione la metà di quelli del resto d’Italia. Ciò naturalmente insieme ad una forte riduzione dei volumi di denaro investito. Nello stesso tempo l’incremento del gioco on line è stato inferiore a quello registrato nelle altre Regioni”.

“Ora in Consiglio Regionale si sta concludendo un iter che dovrebbe portare all’abrogazione di tale legge – osservano ancora le associazioni della società civile -. La proposta in discussione nelle apposite commissioni propone il dimezzamento delle distanze dai luoghi sensibili, e che non vengano più considerati tali le banche, i punti bancomat e i luoghi di aggregazione sociale. Facciamo appello al Presidente Cirio e a tutta l’Assemblea Regionale: non possiamo rispondere ai danni della pandemia riportando nei centri abitati le slot machines. Non possiamo riavvicinare tali risposte alle fragilità che questi lunghi mesi hanno fortemente accresciuto. Siamo consapevoli delle ricadute occupazionali conseguenti all’applicazione dell’attuale legge, ma chiediamo che si cerchino soluzioni virtuose, in linea con l’art. 41 della Costituzione, dove si ribadisce che la libera iniziativa privata «non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.