Lo studio di fase 3 CheckMate-274 sull’anticancro nivolumab mostra “un miglioramento significativo della sopravvivenza libera da malattia (Dfs) nel trattamento adiuvante di tutti i pazienti randomizzati con carcinoma uroteliale muscolo-invasivo ad alto rischio trattato chirurgicamente, e nel sottogruppo di pazienti con espressione tumorale di Pd-L1 maggiore o uguale a 1% – riassume Bms – raggiungendo entrambi gli endpoint primari del trial”. I dati sono stati al centro di una presentazione orale all’Asco Genitourinary Cancers Symposium, che si è tenuto in modalità virtuale.

Il carcinoma uroteliale, che più frequentemente origina nelle cellule che ricoprono la parete interna della vescica, è il decimo tumore più comune al mondo con circa 550 mila nuove diagnosi ogni anno. Oltre che nella vescica, la neoplasia può manifestarsi in altre parti del tratto urinario, tra cui ureteri e pelvi renale. “Le persone affette da carcinoma uroteliale muscolo-invasivo sono spesso sottoposte a chirurgia maggiore per rimuovere la vescica come misura salvavita, ma si trovano lo stesso ad affrontare la recidiva del tumore con una probabilità del 50% circa – spiega Dean Bajorin, genitourinary oncologist, Memorial Sloan Kettering Cancer Center -. Nello studio CheckMate-274 i pazienti trattati con nivolumab hanno vissuto quasi il doppio senza recidiva di malattia, rispetto a coloro che hanno ricevuto il placebo. Questi risultati sono potenzialmente in grado di cambiare l’approccio dei clinici nel trattamento del carcinoma uroteliale muscolo-invasivo, aiutando a rispondere all’urgente unmet need di terapie efficaci e tollerabili dopo la procedura chirurgica”.