Oltre 2,8 milioni di euro investiti in attività di formazione e nella costruzione di ospedali e presidi sanitari nelle aree rurali più remote del Sud del mondo, e un impegno sempre in prima linea per riconoscere il diritto alla tutela della salute a tutte le persone fragili, come quelle senza dimora o prive di documenti e provenienti da Paesi sconvolti dalla guerra, dalla fame o dalle dittature. È il risultato dell’impegno scientifico e assistenziale dell’Istituto San Gallicano che con la sua attività ha accolto e curato migliaia di rifugiati, dei richiedenti asilo e minori non accompagnati e anche la popolazione fuggita dall’Ucraina, fornendo a tutti assistenza sociosanitaria, medicine, tamponi molecolari e la vaccinazione contro il Sars-CoV-2 che è stata somministrata a 10mila persone. Una lunga storia di aiuto e assistenza, raccontata e analizzata nella conferenza internazionale L’impegno scientifico e assistenziale dell’Istituto San Gallicano nel Sud del mondo, tenutasi ieri al ministero della Salute. All’incontro, coordinato dal professor Aldo Morrone, direttore scientifico dell’Istituto, erano presenti numerosi rappresentanti accademici e delle istituzioni regionali e comunali, studiosi e operatori sociosanitari dei Paesi in via di sviluppo e della città di Roma e ricercatori internazionali tra cui: il professor Neijb Doss dell’Università di Tunisi, il dottor Soran Ahmad dell’Università di Sulaymaniyya (Kurdistan Region of Iraq), il professor Abraham Getachew dell’Università di Sodo Wolaita e la professoressa Freiwot Daba del St. Paul’s Hospital Millennium Medical College (Etiopia).

L’impegno del San Gallicano

L’Istituto San Gallicano (IRCCS) negli ultimi 30 anni, ha proseguito nell’intuizione del suo fondatore Papa Benedetto XIII che nel 1725 volle realizzare un ospedale capace di accogliere: “neglectis rejectisque ab omnibus prurigine lepra et scabie”. Comprendendo il vero significato del termine “One Health”, l’Istituto ha avviato da molti anni uno scambio di pari dignità tra i ricercatori del Nord e del Sud del mondo, investendo negli ultimi 20 anni nella formazione clinica, scientifica e biomedica di oltre 5.000 operatori sanitari tra medici, infermieri, biologi, ostetriche e tecnici di laboratorio, attraverso borse di studio che hanno permesso di acquisire una competenza professionale che ha migliorato la ricerca clinica e l’assistenza di milioni di persone che si sarebbero ammalate e avrebbero perso il loro lavoro, continuando a impoverire ulteriormente il loro Paese. Inoltre, l’Istituto ha contribuito alla costruzione dell’ospedale distrettuale Mario Maiani a Sheraro in Etiopia, del Centro materno-infantile di Adigrat (regione del Tigray) e di numerose strutture sanitarie nelle aree remote rurali dell’Etiopia dove da novembre 2020 una guerra fratricida sta insanguinando il Tigray. Il San Gallicano è inoltre presente in Kurdistan Iracheno operando nei campi per rifugiati di Ashti e Arbat e finanziando numerose borse di studio per giovani ricercatrici e ricercatori dell’Università di Sulimania. L’Istituto ha organizzato in questi anni anche numerosi congressi ed eventi clinico-scientifici in questi Paesi che hanno permesso l’incontro e la condivisione di dati scientifici e di programmi di ricerca clinica che hanno migliorato la qualità dei servizi sanitari erogati alla popolazione in particolari a quella più fragile. Questa attività clinica e assistenziale è stata un volano per l’economia di un Sud che conta proprio sulla collaborazione del Nord per promuovere salute e dignità per tutti. Come ha dimostrato ancora una volta la pandemia di Covid-19, le malattie e l’impossibilità di accedere a cure mediche nel proprio Paese sono tra le ragioni che spingono chi abita nel sud del mondo a fuggire dai loro Paesi. Tra chi emigra ci sono anche medici, infermieri, ostetriche e biologi che fuggono spesso insieme alle famiglie dopo che i loro Paesi hanno investito per la loro formazione professionale e spesso diventano “merce” umana nelle mani delle organizzazioni criminali che gestiscono la disperazione di donne, uomini e bambini migranti.

Il punto del professor Morrone

Secondo il professor Aldo Morrone, direttore scientifico Istituto San Gallicano: “La pandemia ci ha insegnato che senza la salvaguardia della salute nel Sud del mondo, nessuno può sentirsi sicuro del proprio benessere. Non si tratta di solidarietà o buonismo ma di dati scientifici. Se non garantiamo benessere e salute alle persone più fragili sia nel Sud geografico, sia nei Sud delle nostre aree metropolitane, dove le persone con maggiore insicurezza economica stanno precipitando in una spirale di impoverimento drammatico, dove aumentano le difficoltà ad accedere ai servizi sociosanitari per un numero sempre maggiore di cittadini, sarà difficile pensare di raggiungere un benessere comunitario. Nessuno si salva da solo e nessuno si cura da solo. Ecco perché è necessario un grande investimento per la ricerca scientifica i cui risultati però devono poter essere utilizzabili da tutti e non solo dai ricchi. Nuovi farmaci che migliorano il decorso delle malattie, nuovi vaccini per tutti. Ecco allora l’impegno del San Gallicano che continua negli anni. Ecco la volontà di organizzare congressi scientifici in aree remote rurali dei Paesi come l’Etiopia o il Kurdistan perché tutti possano ricevere quelle cure che salvano la vita. E tutti i professionisti della salute non siano più costretti a fuggire ma possano offrire le loro competenze alla loro popolazione che altrimenti verrebbe ulteriormente penalizzata nella salute e nell’economia”. “Abbiamo investito in questi anni – ha continuato Morrone – oltre 2,8 milioni di euro in attività di formazione, di costruzione di ospedali e presidi sanitari proprio nelle aree rurali più remote, dove si diffondono le malattie infettive e si muore per patologie che da noi sono facilmente curabili. Siamo convinti che solo la condivisione dei saperi, in particolare quello clinico-medico, possa determinare più salute per tutti. Per noi e per loro”. Durante la conferenza sono stati presentati il congresso Internazionale Skin on the Move, che si svolgerà in Etiopia dal 21 al 26 novembre, e l’Atlante di dermatologia tropicale di Aldo Morrone, edito da Minerva Medica (l’intero ricavato della vendita andrà agli ospedali in Tigray per la loro ricostruzione e attività).